RIFLESSIONI SULL’ASPETTO ENERGETICO DEL DENARO

By Nashira

Tutto nell’Universo è energia. Anche la nostra realtà tridimensionale che percepiamo come qualcosa di solido e tangibile. La fisica quantistica ci narra di una natura essenzialmente energetica e vibratoria della realtà. “L’universo non è fatto da cose, ma da reti di energia vibratoria che emergono da qualcosa di ancora più profondo e sottile”. Werner Heisenberg.

Rappresentazione di Heisenberg - Wikipedia
Werner Heisenberg

Questi concetti possono essere applicati anche al denaro? Secondo una disciplina molto antica, la Kabbalah, l’aspetto predominante della realtà è energetico e la materia rappresenta un residuale 1% della realtà. Così anche il denaro per il 99% è energia e solo l’1% è materia. Essendo costituito prevalentemente da energia il denaro è connesso con piani non fisici. Negli insegnamenti cabalistici relativi all’abbondanza viene sottolineata l’importanza di connettersi a questi livelli non fisici del denaro. Ciò che è fisico è necessariamente limitato mentre l’energia si collega alla fonte infinita. Osservando le immense grandezze dell’Universo ma anche la prolificità della Natura quello che colpisce è l’abbondanza: tutto nella Creazione è abbondanza e crescita. Questo suggerisce l’importanza di spostare il focus dalla ristrettezza e dal senso di limitazione, connesso all’aspetto unicamente materiale, per connettersi all’abbondanza infinita.

Quando percepiamo mancanza vuol dire che siamo connessi solo all’aspetto materiale. Quando pensiamo che chi ha più di noi ci sta togliendo qualcosa, siamo nel mondo “finito”, quando abbiamo paura di perdere il nostro denaro, per cui ce lo teniamo stretto e stiamo attenti ad ogni centesimo, ci troviamo ingabbiati in un sistema di credenze connesso alla mancanza. Allora potremmo anche avere un grosso conto in banca ma non ci sembrerà mai abbastanza. E siccome energia attrae energia saremo legati alla mancanza e non all’abbondanza. Ma la Kabbalah insegna che anche sprecare soldi, usarli per qualcosa che non è necessario, è sintomo di un rapporto malsano con il denaro perché è come disinteressarsi di questa energia. E’ bene spendere soldi, non possiamo bloccare una energia che invece ha bisogno di circolare, maspendere soldi in qualcosa che non apprezziamo equivale a sprecare, è come trascurare l’energia dei soldi e per questo non riusciremo a catturarla. Occorre trovare un equilibrio tra non buttare/non sprecare e evitare di essere attenti ad ogni centesimo. Questo equilibrio si può trovare nella consapevolezza che tutto è temporaneo e noi siamo solo manager di energie. Non siamo i proprietari dei soldi ma siamo i “manager”. Nel momento in cui riusciamo a vederci come manager e non come padroni dei soldi capiremo che non sta a noi sprecarli ma capiremo anche che non sta a noi trattenerli e bloccarne il flusso.

Quindi risulta di vitale importanza connettersi all’energia dei soldi. Quello che ci fa connettere all’energia dei soldi è la consapevolezza. La consapevolezza del rapporto che intratteniamo con il denaro che si basa sul nostro sistema di credenze.

Coscienza e consapevolezza: qual è la differenza? | Essere Integrale

Come migliorare il rapporto con il denaro? L’aspetto materiale del denaro è l’1% dell’energia del denaro, è l’aspetto esterno. Come abbiamo già detto energia attrae energia, per cui deve esserci affinità tra le energie, se la nostra energia verso il denaro è paura di perderlo, attireremo questo tipo di energia, potremmo perdere tutto il denaro, o guadagnare e perdere perché è il nostro sistema di credenze che determina la relazione con il denaro. Perciò dobbiamo capire quale è il nostro sistema di credenze, che è illusorio, ma determina il nostro rapporto con il denaro.

Il denaro: significati simbolici, psicologici e irrazionalita' – Psychondesk

Connettersi con l’energia dei soldi ha a che fare con concetti che sono l’opposto della paura, ha a che fare con fiducia e certezza nell’abbondanza. Nonostante le apparenze il denaro non ci arriva dalle persone o dalle nostre attività ma attraverso le persone e le attività, coltivando fiducia e certezza che avremo l’abbondanza che ci spetta la nostra creatività sarà incrementata, incontreremo le persone giuste al momento giusto, le occasioni propizie per i nostri affari ecc.  Arriviamo qui all’aspetto spirituale del denaro inteso come energia che richiede fiducia nella Luce, nel Creatore, nell’Uno certezza nel credere che l’energia dell’abbondanza è infinita. Credere che la Luce desidera soddisfare ogni nostra esigenza. E questa certezza si rifletterà in tutto ciò che ci circonda. Per rimuovere i blocchi con il denaro nella nostra vita è necessario cambiare il sistema di credenze legato all’ego, alla paura, alla mancanza e fidarsi dell’Anima perché l’Anima si basa sulla fiducia, sa che il denaro sarà sufficiente che si può condividere e essere aperti.

Un atto di fiducia che ci porta in questa direzione è la condivisione. Il denaro è energia, quando riceviamo ma non condividiamo ostacoliamo il fluire dell’energia. Se non riusciamo a condividere non creiamo un circuito di prendere e dare. La Kabbalah dice che noi possiamo desiderare di avere tutto e possiamo continuare a ricevere se siamo in grado di creare un circuito. Ogni tipo di relazione, quando non funziona, è il riflesso del fatto che non c’è circolarità, perché ci sia un flusso nella nostra relazione con il denaro è importante desiderare di ricevere anche per poter condividere. E’ importante pensare a come effettivamente il benessere, la ricchezza potrebbero influenzare la nostra vita in modo positivo perché potremmo condividere di più, e quindi potremmo continuare ad attrarre più abbondanza e condividere e la nostra abbondanza potrebbe portare benessere ad altre persone nel mondo. L’idea di ricevere per la volontà di condividere crea un collegamento con l’abbondanza e ci connette all’energia dei soldi. Un altro aspetto importante secondo i cabalisti è quello che l’idea di abbondanza non riguarda unicamente il denaro o i beni materiali ma riflette a 360 gradi il benessere psico-fisico dell’essere umano dagli aspetti relazionali e affettivi, alla salute fisica, alla crescita spirituale. L’abbondanza è il riflesso dello stato della nostra evoluzione come esseri umani. Per passare da un livello di prosperità ad uno più alto è necessario cambiare interiormente, avere pensieri diversi, nutrire emozioni diverse, avere accesso al nostro potenziale creativo. E qui non parliamo solo di ricchezza ma di abbondanza come flusso costante di benedizioni senza effetti collaterali negativi perché se abbiamo abbondanza ma nello stesso tempo abbiamo rinunciato agli affetti o alla salute vuol dire che c’è uno squilibrio nella nostra vita e un prezzo da pagare.

AND STILL I RISE

Sono questi gli ultimi versi di una poesia di Maya Angelou che vi invito a leggere interamente. Parla di intolleranza, apartheid, di minoranze schiacciate. Questioni purtroppo quanto mai attuali, anche nei paesi più aperti e sviluppati, e verso vecchie e nuove minoranze. Parla di appropriarsi nuovamente dell’identità di essere umano e del diritto di gioire della propria esistenza.

Maya Angelou, chi è l'attivista per i diritti civili: età, foto, carriera
Maya Angelou

STILL I RISE è il nome che Nicolò Govoni ha scelto per l’organizzazione umanitaria di cui è presidente e cofondatore. Benché abbia soltanto 28 anni ha già realizzato molte iniziative in ambito umanitario e scritto svariati libri. Originario di Cremona, inizia la sua prima missione di volontariato all’età di vent’anni in un orfanatrofio di un piccolo villaggio dell’India dove resta per quattro anni. Nel 2017 autopubblica l’ebook “Bianco come Dio” per garantire continuità al fondo per l’educazione da lui istituito per i bambini dell’orfanotrofio. Nello stesso anno lascia l’India, lavora in Palestina e poi nel campo profughi sull’isola di Samos, in Grecia, dove fonda la prima scuola Mazì che significa “insieme”. Si interfaccia anche con le grandi istituzioni promovendo, a dicembre 2019, insieme ad altre associazioni, una causa alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per salvaguardare l’integrità fisica e psicologica di cinque minori profughi non accompagnati, causa che ha portato al riconoscimento del mancato rispetto, sull’isola di Samos, dell’art. 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, che sancisce il divieto di tortura e di trattamenti degradanti.

Nicolò Govoni e i suoi progetti di solidarietà nei paesi del sud del mondo  - Famiglia Cristiana
Nicolò Govoni

Negli anni seguenti porta a termine l’apertura di altre scuole in Siria, Turchia, Kenya e dà avvio ad altri progetti che riguardano l’America Latina, il Congo e anche l’Italia. Per il suo impegno umanitario è stato candidato al Premio Nobel per la Pace 2020. A giugno dello stesso anno, gli è stato conferito il Premio CIDU per i Diritti Umani dal Ministero Italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Nicolò è stato un adolescente problematico, con un difficile rapporto con scuola e studi, una irrequietezza che lo ha portato a varcare confini ed esplorare il mondo piuttosto che girovagare per le strade provinciali del cremonese, e soprattutto lo ha portato a valicare confini interiori e ad espandersi come essere umano.

Di lui mi attrae e mi incuriosisce il modo di pensare originale e fuori dagli schemi, il modo di connettere le idee, di uscire dall’ordinarietà. E vorrei riflettere, cercare di capire il pensiero, il modo di ragionare di Nicolò. Prendendo spunto dagli indizi che lui stesso sparge nelle interviste che rilascia e nei libri che scrive.

“La realtà esistente va accettata…Accettazione non coincide con rassegnazione…….accettazione è il passaggio fondamentale per procedere a ogni tipo di cambiamento, non puoi cambiare ciò che prima non hai accettato.”

Questo significa a volte dover accettare realtà durissime e fare scelte drammatiche. A partire dall’accettazione del fatto di non poter aiutare tutti scegliere di aiutare alcuni offrendo però una educazione di alto livello, un diploma internazionale.  Nelle scuole gestite da STILL I RISE vengono scelti i giovani più promettenti per dare loro un’occasione per diventare magari, in futuro, leader nei loro stessi paesi d’origine. Viene offerto gratuitamente un diploma, con un percorso di studi che dura sette anni, riconosciuto nel mondo.

A tu per tu con Still I Rise, l'associazione di Nicolò Govoni per “Cambiare  il mondo, un bambino alla volta” –

Sentiamo cosa dice a questo proposito lo stesso Nicolò Govoni in una intervista: “La nostra è una scelta qualitativa, non quantitativa. Questa è la differenza più grande tra noi e tutte le altre ONG della nostra dimensione. Le altre ONG puntano ai numeri, al breve termine. Le grandi ONG, distribuiscono 200.000 coperte e altrettanti pasti e poi lasciano i profughi a marcire nei campi. [omissis]. Questo però, è un aiuto di 5 minuti verso persone che poi rimarranno impossibilitate a fare qualsiasi cosa. Noi preferiamo dare la possibilità a un numero limitato e farlo accedere al meglio del meglio, così che queste persone possano riabilitare e nobilitare tutta la loro comunità”.

Tutto questo accanto anche ad un impegno costante e a tutto campo per dare protezione e dignità a minori profughi e vulnerabili.

E ancora: “E’ impossibile cambiare il mondo combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa costruisci un modello nuovo che renda obsoleto quello esistente”. Il modello nuovo di Nicolò è cambiare il mondo un bambino alla volta.

“A essere problematica non è mai tanto la situazione in sé quanto la nostra prospettiva della stessa. In questo senso accettazione non è affatto sinonimo di rassegnazione è piuttosto consapevolezza del problema in questione. Una volta riconosciuto e metabolizzato il problema si è liberi di cambiare prospettiva e vederlo sotto nuova luce.”

Cambiare prospettiva e portarsi in azione può voler dire misurarsi con forze e istituzioni mettendo in atto strategie di sopravvivenza per raggiungere risultati: “Laddove non è possibile un approccio globale per la differenza delle forze in atto occorre una perseveranza d’acciaio per strappare ogni bambino possibile da situazioni insostenibili. Invece di arrendersi a poteri sovrastanti praticare la quotidiana disobbedienza il quotidiano non arrendersi….”

Riuscire a non arrendersi anche quando la descrizione della realtà è un grido di dolore.

Un altro valore fondante di Nicolò è l’indipendenza: “Non accettiamo fondi e compromessi da parte di nessuna grande organizzazione e nemmeno da nessun governo. L’indipendenza è il nostro valore fondamentale. Fin dal principio ci siamo sempre battuti per essere liberi di poter operare soltanto secondo i nostri valori e le nostre convinzioni”.

Nel “Dizionario dell’anima” scritto a due mani da Nicolò Govoni e Riccardo Geminiani si dice a proposito dell’intuito “per me l’intuito è una facoltà del cuore, una qualità animica, una vista interiore che apre a comprensioni che esulano la logica e l’intelletto, hanno origine in sfere sovra razionali. Ed è in queste sfere che succedono continuamente piccoli miracoli: si generano lampi improvvisi in forma di rivelazioni e idee, e si genera un sapere che trascende la ragione, come azionato da un intelletto del cuore, si comprende cioè che qualcosa è vero non perché lo si è letto o studiato ma perché lo si sente. Il sentire diviene faro per chi si affida all’intuito o, meglio, per chi riesce ad accedervi” “L’intuito va coltivato. E’ importante imparare ad ascoltarlo, prenderci confidenza e infine fidarsi di esso…..uno strumento da accompagnare e completare con il raziocinio. In questo modo si ottiene un amico fidato pronto a consigliarti anche quando nessun altro sa farlo.”

Trovo che sia fonte di ispirazione questo pragmatismo unito a volontà e perseveranza, la capacità di osare, di uscire dagli schemi, il rifiuto di essere definiti dal modo di pensare e di agire corrente, la capacità di avere una visione a lungo termine e riuscire a concretizzarla. E ancora affidarsi non solo al pensiero razionale e ai cinque sensi ma anche al cuore e all’intuito, ad una consapevolezza allargata e superiore.

In questo periodo di appiattimento mentale, di omologazione, riempie di gioia vedere esseri umani coraggiosi che praticano un pensiero divergente. Mi auguro possa essere la variante di una nuova umanità.

Nashira

NICCOLO’ BRANCA – STORIA DI UN IMPRENDITORE ….

Chi non conosce il marchio Branca e il suo prodotto più prestigioso il Fernet Branca?

By Nashira

Branca è un nome conosciuto in tutto il mondo. Una azienda italiana che costituisce una delle tante nostre eccellenze, che esporta il suo prodotto di punta in centottanta Paesi. Un’azienda antica, fondata nel 1845, che fin dalle sue origini ha espresso l’intenzione di coniugare tradizione e innovazione onorando il suo motto: “Novare serbando”. Una azienda oggi proiettata nel futuro, dotata di sistemi tecnologici avanzatissimi ma che ha conservato un “fare” antico nell’attenzione posta alla qualità del prodotto, alle materie prime utilizzate e alla loro lavorazione.

Una eccellenza dove il “fare” antico, qualità tutta italiana, mette in luce la possibilità di un processo creativo anche all’interno di una produzione industriale. Processo creativo che ci lega alla nostra grande tradizione è, infatti, risaputo che siamo il paese con il più grande patrimonio artistico al mondo e con una tradizione artigianale di altissimo livello. La nostra peculiarità é un processo produttivo dove “impresa” si intreccia con l’individuo, la storia e il territorio.

All’interno di questo quadro vorrei far conoscere, almeno in parte, la storia di Niccolò Branca, Presidente e amministratore delegato della holding del Gruppo Branca International S.P.A. dal 1999, come lui stesso la racconta in uno dei suoi primi libri: “Per fare un manager ci vuole un fiore” edito da Marcos Y Marcos.

La sua è una storia interessante e particolare in cui sono strettamente intrecciate la vita di imprenditore e la vicenda personale.

All’inizio degli anni novanta Niccolò Branca comincia ad interessarsi di psicologia umanistica e della psicosintesi di Assagioli. Seguendo una serie di sincronicità approda ad un corso di meditazione tenuto dalla professoressa balinese Luh Ketut Suryani. Abbraccia il suo metodo di meditazione trascorrendo a Bali un lungo periodo. Ricevendo gli insegnamenti di Suryani cambia la sua consapevolezza: “la meditazione ci fa sintonizzare con il flusso fuori e dentro di noi” “quando siamo in sintonia con esso [il Flusso dell’energia] qualsiasi cosa decidiamo di affrontare lo facciamo nella maniera giusta sia per noi sia per gli altri”

Niccolò Branca

Dopo questo percorso di crescita e dopo un’assenza di dieci anni nel 1999 Niccolò torna in azienda dove porta la sua nuova visione “organizzando l’azienda come un essere vivente, come un’anima fatta di tante anime interconnesse, le anime di tutte le persone che vi lavorano” “una visione capace di unire mondi diversi, e solo apparentemente lontani, quali sono quelli del lavoro e quello della spiritualità” “un modo nuovo di fare economia nel rispetto delle persone, dell’ambiente e del ritorno finanziario

Riflette sul significato di essere imprenditore: “ciò che ritengo veramente imprescindibile nella figura dell’imprenditore è un giusto equilibrio tra intelligenza, cuore e coraggio”. Intelligenza per capire i contesti e promuovere nuove idee, il coraggio per realizzarle ma anche il cuore per chiedersi se saranno vantaggiose “non solo per sé stessi, ma anche per l’azienda, per il territorio, per la collettività”.

Dopo pochi anni, nel 2001, si trova ad affrontare una drammatica sfida in Argentina dove la Fratelli Branca è attiva da moltissimi anni. “A volte ci accadono cose che possono cambiarci la vita in un istante, mostrarci noi stessi e il nostro cammino. Da questi eventi può nascere la consapevolezza di poter fare qualcosa di utile, qualcosa da condividere con gli altri”.

Così l’esperienza presso la Fratelli Branca Destilerìas divenne una delle esperienze più rilevanti della sua vita.

Benché non ci fossero ancora segnali eclatanti, Niccolò ebbe la chiara visione di un’Argentina che si stava avviando verso un problema di considerevoli dimensioni. Prendendo una decisione coraggiosa decise di far uscire dal Paese il denaro della società trasferendolo, in modo legale, all’estero contro il parere dei manager dell’azienda ma “ero nel Flusso e, nonostante il diverso parere di chiunque altro, sentivo che quella era la cosa giusta da fare”. Capì che per salvaguardare la situazione e mantenere viva la Fratelli Branca Destilerìas era assolutamente necessario tutelare quel denaro e lo trasferì immediatamente all’estero. Dopo quattro mesi cadde il governo. Il nuovo ministro dell’economia argentino abbandonò la parità 1 a 1 dollaro peso e il tasso di cambio schizzò a quasi 4 pesos per dollaro. Furono, inoltre, bloccati tutti i conti correnti bancari. Senza il trasferimento effettuato quattro mesi prima il capitale societario si sarebbe ridotto la metà della metà.

L’autoconsapevolezza diede a Niccolò chiarezza nella visione e la capacità di attuare scelte coraggiose e controcorrente “imparare a sentire nel profondo di noi stessi, al di là della logica razionale, qual è la cosa più giusta da fare”.

Quando la situazione esplose, l’economia collassava, e l’Argentina dichiarò default molti imprenditori e investitori stranieri ritirarono il proprio denaro dal Paese. Anche Niccolò ricevette pressioni per chiudere o perlomeno ridimensionare l’azienda. Invece quello che fece fu mettere in atto un processo creativo per trovare una soluzione per la Fratelli Branca Destilerìas. Decise di cambiare strategia produttiva e proporre al mercato sofferente una sottomarca, un amaro di pronta beva, poco invecchiato e poco costoso. Per uno di quegli intrecci fatali del destino il nonno di Niccolò aveva acquisito negli anni Quaranta, ma senza metterla mai in produzione, la proprietà di una sottomarca argentina. Quindi c’erano già un marchio, una bottiglia, un’etichetta per la nuova produzione.

Questo prodotto permise a Niccolò Branca di traghettare l’azienda fuori dal default. Non ci furono guadagni ma neppure perdite di denaro, non fu necessario ricorrere alle banche perché il capitale che era stato salvato costituiva una concreta sicurezza e non fu necessario licenziare nemmeno una persona.

La Fratelli Branca Destilerìas riuscì ad attraversare quegli anni difficili. “…osservavo la situazione e cercavo semplicemente di sentire, nel profondo di me stesso, quale fosse la cosa più giusta da fare” “la nostra è stata una delle aziende che, in un momento tanto critico, non ha chiuso i battenti né ha preso provvedimenti di riduzione del personale. E’ stata capace invece di restituire qualcosa all’Argentina, di dare speranza e lavoro alle persone, condividendo insieme a loro quel momento così difficile”

In uno dei primi capitoli del suo libro pubblicato per la prima volta nel 2013 Niccolò Branca scrive queste parole: “Il difficile periodo che tutto il mondo sta vivendo non è una crisi di passaggio, è una crisi che chiede a tutti noi una risposta di lungo respiro, un cambiamento radicale, totale, vero. Il vero cambiamento che siamo chiamati a fare è prima di tutto interiore: è un cambiamento della coscienza.”

Parole che mi sembrano quanto mai attuali oggi. Può la visione di Niccolò Branca fornire spunti per riflettere sull’emergenza che stiamo vivendo oggi e indicare una possibile via d’uscita?

Certamente apre una riflessione sulla possibilità di cambiare livello di consapevolezza e aprirsi ad un pensiero più inclusivo che accoglie anche le difficoltà come opportunità: “….dobbiamo accogliere tutto ciò che viene dalla vita come un’opportunità. Accettazione, quindi, non come passività ma come occasione di salto evolutivo. Perché noi siamo qui per evolverci.”

Può mostrare una modalità di rapportarsi alla produttività più olistica nel senso di considerare tutti gli aspetti dell’essere “non considerando alternativi la spiritualità l’etica e il profitto che deve necessariamente provenire da una attività di tipo economico”. Sollecita ad allargare la consapevolezza oltre la mente razionale anche al cuore e all’intelligenza creativa e con l’apporto di queste forze cercare la strada giusta che “è quella che apporta maggiori benefici a tutti gli attori coinvolti”.

ERRARE HUMANUM EST………

nel trading come nella vita …

by Nashira

 Errare humanum est  perseverare…. ovest

Interessante punto di vista! Al di là della battuta e del gioco di parole nasconde la chiave di un approccio insolito e non scontato ad una esperienza sicuramente spiazzante come quella di incappare in errori e, facendo trading, questo significa perdere denaro, in piccole o grandi quantità secondo l’investimento economico e/o la propensione al rischio. E questo di sicuro non è piacevole. Mina le nostre sicurezze, scheggia la nostra autostima.

Cambiare direzione. In tutti i sensi. Cambiare il modo di fare le cose, cambiare il modo di pensare. Invertire la rotta. Cambiare orizzonte. Rivoluzionare il modo di pensare a noi stessi e a come ci giudichiamo. Perseverare nonostante gli errori.

Il precedente articolo si concludeva con l’invito a percepire le emozioni provate rispetto alle difficoltà e a cercare di limitare le sensazioni negative di fronte agli errori. In quanto anche l’errore fa parte del gioco ed è difficilmente evitabile del tutto. Possiamo soltanto limitarlo al massimo, non si può vincere sempre o essere sempre perfetti. Quindi bisogna imparare ad avere a che fare con gli errori e a gestirli. Sviluppare un atteggiamento flessibile che consenta di “surfare” tra gli alti e bassi della vita, come anche del trading, scoprendo che anche gli errori sono opportunità e che …

 “Il più grande errore che si può fare nella vita è quello di avere sempre paura di farne uno.” E. Hubbard.”

Quando qualcosa ci mette alla prova fa emergere contenuti profondi che apparentemente non hanno nulla a che fare con la problematica presente. Invece le appartengono. Invece è più che probabile che tutto sia collegato. E nel momento in cui affrontiamo una situazione nuova o una difficoltà siamo lì presenti con tutto il nostro essere, con tutto il nostro vissuto, luci ed ombre. E quindi come ci poniamo di fronte agli errori avrà a che fare con aspetti giudicanti, con i copioni comportamentali familiari, con l’autostima, con condotte inconsce auto sabotanti, e poi con l’essere capaci di perseverare, di rialzarsi dopo una sconfitta, con il permettere a noi stessi di avere successo.

Che fare allora?

Fare, prima di tutto, una analisi dell’accaduto.  Certamente verificare se tutti i passaggi sono stati fatti bene e, nonostante ciò, siamo, purtroppo, incorsi nell’evento imponderabile, non prevedibile. Valutare se abbiamo rischiato troppo oppure, se per distrazione, fretta o avidità abbiamo visto segnali che non c’erano. Chiederci se la nostra preparazione, le nostre conoscenze siano adeguate o abbiamo bisogno di fare di più.

Facciamo una analisi di ciò che ci ha portato a sbagliare ed evitiamo di ostinarci nell’errore tenendo presente che se facciamo sempre gli stessi passi otteniamo sempre gli stessi risultati e quindi sarà, magari, necessario cambiare punto di vista.

L’ostinazione, di fondo, nasconde la non accettazione del fatto di aver sbagliato. Quindi tendiamo a ripetere lo stesso comportamento che porta inevitabilmente allo stesso risultato.

Mentre nella determinazione sperimentiamo l’accettazione “sportiva” dell’errore fatto e la flessibilità di cercare nuove strade.

“Quando lo schema comportamentale non produce i risultati desiderati dobbiamo cambiare schema e smettere di fare la stessa cosa che non funziona.” R. Bandler.

 Passiamo dall’ostinazione alla determinazione, dalla rigidità alla flessibilità.

La determinazione è il pensiero che non si arrende. Impariamo a coltivare la calma determinazione al raggiungimento del successo, a dispetto dei momenti di stop e alle possibili deviazioni o circonvoluzioni del cammino che abbiamo intrapreso e stiamo percorrendo. Attendiamo le occasioni propizie e le opportunità di imparare e crescere.

Ma non basta. Per non incorrere sempre negli stessi errori bisogna anche coltivare la lucidità e la disciplina, dobbiamo diventare consapevoli di ciò che ci passa per la testa e dei comportamenti che agiamo. Possiamo aver capito, ad esempio, che la fretta non giova eppure ritrovarci ad agire impulsivamente se non riusciamo a mantenere lucidità e consapevolezza. Nonostante conoscenze e abilità potremmo trovarci in situazioni di cui non abbiamo il controllo perché veniamo sopraffatti dalle nostre emozioni.

Dopo una onesta valutazione dobbiamo evitare di cadere nell’autosvalutazione: non posso, non riesco, non ce la faccio.

Un atteggiamento autopunitivo di fonte agli errori può farci abbandonare del tutto una attività e farci perdere delle occasioni. Proviamo a fare attenzione al dialogo interiore: cosa ci diciamo in questi casi? Frasi svalutanti? Che atteggiamento abbiamo nei confronti di noi stessi?

Allora cambiamo orizzonte, proviamo a dirigerci a ovest o compiere un passaggio a nord-est!

Qui possono venire in nostro aiuto discipline potenti: psicolinguistica, PNL, Psych-k, Transurfing per citarne alcune.

Proviamo a porci una domanda diversa dal solito: perché sto creando questo tipo di realtà?

        “Dal momento che la nostra rappresentazione della realtà determina in larga misura la nostra “esperienza” della realtà” R. Bandler.

        Siamo abituati a considerare i nostri comportamenti e i nostri aspetti caratteriali come qualcosa di statico e inevitabile invece dobbiamo considerarli come un processo e quindi qualcosa di aperto e suscettibile di cambiamenti. Possiamo liberamente rivedere le vostre convinzioni decidendo quali sono utili e valide da conservare e quali, invece, andrebbero cambiate per migliorare la vostra vita.

Le nostre convinzioni e credenze disegnano i limiti delle nostre esperienze.

E’ facile capire che se penso di non essere in grado di svolgere una attività non mi cimenterò mai in quella attività e se lo farò sarò limitato dalla convinzione di non farcela.

Possiamo sbarazzarci dei nostri limiti usando una caratteristica sorprendente e meravigliosa del nostro cervello: la neuroplasticità.

“La neuroplasticità è la capacità del sistema nervoso – cervello di modificare l’intensità delle relazioni interneuronali – sinapsi, di instaurane di nuove e di eliminarne alcune e questo a qualsiasi età” R. Bandler.

Per tutta la vita il cervello è plasmato dall’esperienza. Ogni ripetizione di un pensiero o di una emozione rinforza un percorso neurale che circoscrive il modo in cui formiamo le nostre convinzioni, modella le simpatie e antipatie, crea limiti e rinforza pregiudizi consci e inconsci. Il cervello funziona richiamando programmi mentali che sono una sorta di istruzioni per l’uso e che gli permettono di farci pensare e agire in un certo modo molto velocemente. Programmi che una volta installati il cervello non mette più in discussione.

Ma se questi programmi fossero ormai inadeguati, obsoleti, non più adatti alle circostanze attuali, anzi frenassero la nostra crescita?

Allora sfruttando la neuroplasticità, ossia modificando i percorsi neurali, possiamo rimuovere schemi, abitudini, pregiudizi e limiti che ci ostacolano. Possiamo riprogrammare il cervello per avere nuove convinzioni che ci portano maggiore libertà, opportunità e nuove possibilità di scelta.

Possiamo creare nuove convinzioni, installare credenze potenzianti per muoverci in direzioni più utili e desiderabili.

Psicolinguistica, PNL, Psych-k, Transurfing usano linguaggio e immaginazione per riprogrammare il cervello. Nella nostra immaginazione possiamo creare gli scenari in cui vedere noi stessi fare le cose in modo più efficace. Ci possiamo allenare a sentirci bene e felici senza nessuna particolare ragione. Possiamo acquisire comportamenti innovativi che possono portare miglioramenti a tutta la nostra vita.

Quando le persone cambiano le proprie convinzioni cambiano la propria vita.

Questo significa in ultima analisi decidere il proprio destino. Anche cercare di diventare un trader migliore può diventare un percorso di conoscenza di noi stessi, di crescita e di cambiamento che può avere ricadute positive su molti aspetti della nostra vita.

CRESCITA ECONOMICA: I REQUISITI DI UN OBIETTIVO BEN FORMATO – By Nashira SECONDA PARTE

Seguito dell’articolo precedente: http://www.pecuniaedintorni.it/psicologia/crescita-economica-i-requisiti-di-un-obiettivo-ben-formato-seconda-parte-by-nashira/

Ora dividiamo il percorso verso il raggiungimento dell’obiettivo in FASI o STEPS. Questo aiuta a mantenere il focus sull’obiettivo e a mantenere viva la convinzione di raggiungerlo. Attraverso il raggiungimento di obiettivi parziali, il compimento di piccoli passi, manteniamo il convincimento di potercela fare.

Per fare trading on line hai bisogno di un capitale da investire in questa attività, di aprire un conto di trading presso un broker qualificato, di fare formazione o aumentare le tue competenze, hai bisogno di un computer efficiente, di una connessione internet affidabile ecc.

Ognuna di queste fasi può diventare un sotto obiettivo. Ogni step deve soggiacere alle regole generali degli obiettivi:

1)    positivo e specifico;

 2)   misurabile;

3)    realizzabile in autonomia;

4)    in armonia con te stesso;

5)    temporalmente definito;

6)    ecologico.

Definire gli steps:

  • il primo sotto obiettivo è…
  • lo posso raggiungere perché
  • per raggiungerlo farò (elencare almeno tre azioni concrete)
  • lo raggiungerò entro il
  • il premio sarà

Aggiungiamo un principio nuovo che è quello della ricompensa. Quando raggiungi un obiettivo ti meriti una ricompensa; è un potente elemento motivante. Se si verificano battute d’arresto le ricompense possono aiutarti e darti la spinta per continuare il cammino.

Impara a pianificare per non dover reagire agli imprevisti e sviluppa la flessibilità per essere capace di trovare soluzioni rispetto a interferenze che si potrebbero verificare.

Dobbiamo essere consapevoli che potrebbero intervenire difficoltà a rallentare o impedire il raggiungimento dell’obiettivo. Per prepararci a questa eventualità facciamo un elenco di almeno tre situazioni che ragionevolmente si realizzeranno senza difficoltà e almeno tre ostacoli che potrebbero interferire durante il percorso. E poi creiamo delle strategie per il superamento degli ostacoli.

Se succede …….farò……….

Mentre costruisci delle strategie cerca di essere creativo e di ampliare la quantità e qualità delle scelte possibili. Nella tua immaginazione crea gli scenari in cui vedi te stesso fare le cose nel modo più efficace e semplice possibile.

Infine rilassati e prova a percepire come ti senti rispetto alle difficoltà cercando di limitare le sensazioni negative di fronte agli errori.

Anche l’errore fa parte del gioco.

CRESCITA ECONOMICA: I REQUISITI DI UN OBIETTIVO BEN FORMATO – seconda parte by Nashira

Link all’articolo precedente http://www.pecuniaedintorni.it/approfondimenti/crescita-economica-i-requisiti-di-un-obiettivo-ben-formato-prima-parte/

Supponiamo che tu abbia formato mentalmente, in modo chiaro il tuo obiettivo di crescita economica, di averlo formulato in modo POSITIVO, di averlo riempito di tutte le cose che vuoi raggiungere. E’ meglio non prefissarsi l’obiettivo puro e semplice di fare soldi, è meglio considerare il denaro una energia che può servire a realizzare i tuoi scopi.

Il denaro va curato ….

Quindi hai una idea vivida di tutte le cose positive che seguiranno dopo il raggiungimento dell’obiettivo (lavoro sul piano mentale) e hai cercato di provare sensazioni di benessere gioia e appagamento conseguenti alla realizzazione di ciò che ti sei prefissato (lavoro sul piano emozionale). Poi hai parlato delle tue ambizioni e desideri con altre persone cominciando a spostarti sul piano della realtà, spostandoti da dentro a fuori, prendendo un impegno pubblico, qualcosa che ti impegna sul piano fattuale. Hai coinvolto altre persone che possono esserti di sostegno per raggiungere gli obiettivi. Ti stai già portando nel piano d’azione.

Bene. Cerchiamo ora di rispondere alle domande poste nella prima parte.

Abbiamo detto che bisogna analizzare i singoli aspetti dell’obiettivo da raggiungere, non basta che sia espresso in modo generico, deve rispondere alle domande

  1. COME
  2. PERCHE’
  3. CON CHI.

Proviamo a fare un esempio concreto.

Rendiamo SPECIFICO il nostro obiettivo.

COME vogliamo provare ad aumentare le nostre entrate economiche? Supponiamo che la risposta a questa domanda sia fare trading on line.

 PERCHE? Pensi di avere già delle competenze in questo ambito? Hai del tempo libero da dedicare a questa attività? Vuoi farne la tua attività principale?

 CON CHI? Se ancora non lo sai puoi farne un sotto obiettivo.

Verifica se il tuo obiettivo di dedicarti al trading risponda anche alle altre caratteristiche che un obbiettivo deve avere: misurabile, realizzabile in autonomia, in armonia con te stesso, ecologico.

Definisci, infine, una data ragionevole entro la quale dare corso alla tua nuova attività.

FINE PRIMA PARTE …. continua …