Implicazioni economiche e politiche nel pagamento del gas in rubli

A marzo il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato che la Russia, nei pagamenti per le forniture di gas naturale agli acquirenti provenienti da Paesi “ostili”, accetterà solo rubli e non più euro e dollari.

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Parlando delle valute occidentali, tradizionalmente utilizzate per pagare il gas russo, le ha definite “compromesse“, aggiungendo che questo è solo l’inizio! 

Secondo Putin, non ha più senso fornire beni a Paesi che hanno congelato le riserve russe in dollari, euro e una serie di altre valute facendo così perdere a queste il loro valore di mercato. 

I fornitori nazionali dovranno rinegoziare i contratti entro il 31 marzo. “Il cambiamento nella procedura per i pagamenti è dovuto al fatto che, in violazione delle norme del diritto internazionale, le riserve valutarie della Banca di Russia sono state congelate dagli Stati membri dell’UE”, afferma il messaggio sul sito web del Cremlino. “È stato osservato che la decisione non dovrebbe portare a un deterioramento delle condizioni contrattuali per le società europee che importano gas russo”, ha aggiunto il Cremlino.

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Banca Centrale di Russia

Il vice primo ministro Alexander Novak ha concordato sull’inaffidabilità di vendere  petrolio in cambio di dollari ed euro. La Russia ha offerto ai paesi dell’UE di aprire un conto in rubli nelle banche russe per pagare il gas. 

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Alexander Novak

A queste voci si è aggiunta anche quella del presidente della Federazione Russa Dmitry Peskov. “Le aziende devono comprendere le mutate condizioni del mercato e l’ambiente completamente mutato che è sorto nelle condizioni della guerra economica condotta contro la Russia”, ha spiegato il portavoce del Cremlino.

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Dmitry Peskov

Secondo Peskov, le compagnie straniere “dovrebbero capire che con la loro valuta, euro o dollari, devono solo comprare rubli e pagare il gas con i rubli”, quindi, di fatto, la situazione è pressoché invariata. Allo stesso tempo, i dettagli dell’ordine presidenziale di cambiare la valuta dei pagamenti saranno calcolati in modo che il sistema sia semplice, comprensibile, trasparente e fattibile per gli acquirenti europei e di altro tipo, ha osservato.

Il portavoce ha aggiunto che la Russia è sempre stata e rimane un fornitore affidabile di risorse energetiche. “La Russia è interessata a vendere il suo gas. Siamo sicuri di avere il miglior gas in offerta sul mercato in termini di ritmo delle consegne, in termini di prezzo e in termini di affidabilità. Non esiste gas migliore di quello russo, tutte le altre opzioni sono peggiori. Questa è la realtà”, ha sottolineato Peskov, sembrando così un addetto al marketing! E’ sottinteso, secondo i portavoce, che la Russia non fornirà gas gratuitamente se l’Unione europea si rifiuta di pagarlo in rubli.

L’Unione Europea, è ovviamente contraria alla decisione del Cremlino, ma c’è il rischio di rimanere senza gas se la proposta russa, che di fatto è un ultimatum, verrà respinta. Il presidente russo ha comunque affermato che gli altri termini dei contratti non saranno rivisti. Ciò significa che la fornitura dei beni rimarrà esattamente la stessa di prima in termini di prezzi e di modalità. 

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Secondo la nuova procedura indicata dal Cremlino, per pagare il gas le società straniere, che in precedenza si accordavano direttamente con Gazprom in dollari ed euro, ora dovranno aprire un doppio conto corrente presso la Banca Gazprom in cui, nel primo pagheranno in euro o dollari e nel secondo si preoccuperà la Banca stessa a girare gli importi convertendoli nel contempo in rubli.

Gazprombank - Dago fotogallery
Gazprombank

Anche se il modo più semplice sarebbe stato quello di acquistare rubli dalla Banca Centrale di Russia direttamente dagli stessi importatori, ma la UE ha posto questa banca sotto sanzioni, sanzioni che, chiaramente, colpiscono negativamente gli europei stessi.

 L’ultimatum russo “pagare il gas in rubli” è una questione di principio per il Cremlino, poiché metà delle riserve auree e valutarie della sua Banca Centrale sono state congelate. Si tratta di circa 300 miliardi di dollari. Questo ultimatum è un messaggio preciso per l’Europa, che significa: “Se rimuovi le sanzioni alla Banca centrale, vivrai più facilmente”

….oppure muori e fai morire.

Gazprom provvederà a inviare una bozza di accordo supplementare a tutte le sue controparti. Sono state apportate modifiche alla clausola del contratto che specifica la valuta in cui verranno effettuati i pagamenti per il gas fornito. E se le compagnie firmeranno questo accordo aggiuntivo, riconosceranno la loro dipendenza dal gas russo. In effetti, leggendo tra le righe, l’ultimatum russo è: “O passiamo ai pagamenti in rubli, o non vendiamo gas a voi”.

Per molti Paesi europei sta emergendo una situazione drammatica: la stagione invernale sta finendo e i depositi di gas sono vuoti. I Paesi europei ora hanno bisogno di comprare molto gas per reintegrare le scorte e prepararsi al prossimo inverno.

Se la Commissione europea, ad esempio, interviene vietando il pagamento del gas in rubli, la Russia può considerarlo come una sanzione e cessare le forniture. 

Ma non solo, la Russia, come contromisura, potrebbe imporre un divieto sulla fornitura di petrolio e carbone, che porterà sicuramente ad una profonda crisi energetica e, a seguire, industriale e sociale.

L’abbandono da parte dell’Europa del gas e del petrolio russi comporterà conseguenze molto gravi per gli stessi europei. Da un lato, questo porterà ad un inevitabile aumento dei prezzi del gas in tutto il mondo. Dall’altro, porterà a interruzioni di energia elettrica in Europa, poiché parte della fornitura di energia elettrica viene prodotta utilizzando il gas. Ciò solleva la domanda: come si preparerà l’Europa per il prossimo inverno senza le forniture energetiche russe? In questo caso l’Europa dovrà fare scorta di carbone, ma la Russia fornirà carbone ai Paesi europei? La Russia è uno dei maggiori fornitori di carbone sul mercato mondiale, secondo solo all’Indonesia e all’Australia in termini di volumi e, a partire dal 2019, la Russia ha coperto il fabbisogno di carbone europeo per ben una quota del 47%.

Quindi, dal punto di vista economico, non solo la Russia stessa soffrirà delle sanzioni, ma anche i Paesi europei. Gli interessi dell’UE soffriranno anche da un punto di vista politico, poiché la guerra economica dichiarata alla Russia rafforzerà ulteriormente la posizione degli Stati Uniti in Europa, aumenterà la dipendenza dei Paesi europei.

L’Italia, da parte sua, ha annunciato l’impossibilità di pagare il gas russo in rubli, di fatto tagliandoci fuori dalla fornitura … e qualcuno ancora li chiama il governo dei migliori …

Draghi ha anche detto di aver ricevuto da Putin una lunga spiegazione su come mantenere i pagamenti in euro, tenendo conto delle intenzioni di Mosca di passare ai rubli.

“Ho appena sentito che poi lo staff tecnico dovrebbe consultarsi su questo tema per capire come avrebbe funzionato. Quello che ho capito è che il trasferimento del pagamento da euro e dollari a rubli è una questione interna della Russia “, ha spiegato molto vagamente. Ma Draghi non era un quotato banchiere delle grandi banche europee?

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La più grande compagnia petrolifera e del gas italiana, Eni, ha annunciato l’impossibilità di pagare il gas russo acquistato in rubli, come richiesto dal presidente russo Vladimir Putin. Le parole del capo dell’Eni, Claudio Descalzi, sono state: “Ci hanno chiesto di pagarlo [gas] in rubli. Non saremo in grado di farlo perché non abbiamo rubli. E questo non è previsto dal contratto, che specifica i pagamenti in euro”, ha detto Descalzi, aggiungendo che i termini del contratto non possono essere modificati unilateralmente.

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Il capo dell’Eni ha anche sottolineato di non essere sicuro delle future forniture di gas dalla Russia, che ora vengono effettuate attraverso il territorio ucraino. L’Europa, secondo Descalzi, purtroppo non ha mai pensato alla propria sicurezza energetica, ma il top manager ha proposto il carburante dei Paesi africani come un’alternativa al gas russo.

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Anche il Giappone, attraverso le dichiarazioni di Novosti Toshihiro Sugiura, ricercatore dell’Institute for Economic Research of North Asia (ERINA),   si è dichiarato contrario al pagamento del gas russo in rubli definendo improbabile che le compagnie occidentali paghino il gas in rubli, poiché questo requisito è una modifica unilaterale del contratto.

Lo specialista giapponese osserva che la richiesta della Russia è una violazione del contratto tra l’esportatore e l’importatore, poiché i cambiamenti di solito vengono raggiunti previo accordo di entrambe le parti e non unilateralmente. “Questa è una decisione politica”, osserva l’esperto. 

Anche in Germania, secondo quanto riferito dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, con riferimento alla conversazione telefonica tenuta con il leader russo mercoledì 30 marzo questo avrebbe ammorbidito le sue richieste nei confronti dei Paesi europei, proponendo lo schema di cui abbiamo parlato con l’intervento della Banca Gazprom, in qualità di cambiavalute.

Scholz “non ha accettato questa procedura ma ha solo richiesto informazioni scritte per comprenderla più accuratamente.” 

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Olaf Scholz

La Gazprombank è la terza in Russia, in termini di attività, e non rientra nel nuovo, quinto pacchetto di sanzioni dell’UE, che è attualmente in fase di sviluppo. Avendo ricevuto euro, potrà convertirli in rubli e trasferire fondi a Gazprom.

L’analista Evgeny Kogan ha osservato che una tale richiesta di Putin viola i contratti conclusi, poiché cambia il livello di rischio calcolato per gli acquirenti. A suo parere, un compromesso su questo tema sembra probabile, ma richiede uno sforzo reciproco, che l’Europa non ha ancora dimostrato.

L’Unione europea ha preso parte alla discussione del gruppo di paesi del G7 sulla questione del pagamento del gas russo in rubli, respingendo l’obbligo di pagare il gas in rubli  e, conseguentemente, le conclusioni dei Paesi del G7 sono valide anche per l’UE. Lo ha affermato durante un briefing il rappresentante ufficiale della Commissione europea, Eric Mamer.

“La nostra posizione è la stessa del G7”, ha detto, commentando l’ordine del presidente russo Vladimir Putin di accettare il pagamento per l’esportazione di gas russo solo in rubli.

Successivamente, i Paesi del G7 hanno esortato le aziende locali a non accettare fatture in rubli per la fornitura di gas russo. L’accordo è stato raggiunto in una riunione straordinaria dei ministri dell’energia di Gran Bretagna, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone e Stati Uniti.

Commentando il rifiuto del G7 di acquistare gas russo in rubli, il portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov ha affermato che la Russia non intende impegnarsi in beneficenza, il suo gas naturale non è gratuito!

Di contro, il Cremlino ha esortato a elaborare la proposta di Volodin di espandere l’elenco delle merci da esportare per rubli includendo, oltre il gas, anche fertilizzanti, grano, petrolio, carbone, metalli, legname e molto altro.    

La motivazione di questa decisione, secondo l’addetto stampa del Presidente della Federazione Russa Dmitry Peskov , è un incipiente indebolimento della posizione del dollaro, come principale valuta mondiale, e la conseguente necessità di passare alla pratica di utilizzo di valute nazionali.

“Questa è un’idea che, naturalmente, dovrebbe essere elaborata, tenendo conto del fatto che ci sono Paesi che mostrano un interesse per i regolamenti reciprocamente in valute nazionali … Dato che, negli ultimi anni, il prestigio del dollaro, come principale valuta di riserva mondiale, è stato scosso e la fiducia in altre valute internazionali non è al più alto livello, l’unica alternativa inevitabile a questi processi sarà quella di espandere la pratica di utilizzare le valute nazionali “, ha detto Peskov ai giornalisti.

Perché l’Ue non vuole imporre un embargo sull’importazione di risorse energetiche dalla Russia.

I prezzi record dell’energia hanno costretto i politici europei a riconsiderare le loro opinioni sulla possibilità di imporre un divieto d’importazione alle risorse energetiche russe.

Dopo l’annuncio della decisione degli Stati Uniti di fermare l’importazione di materie prime dalla Russia, il capo della diplomazia dell’UE, Josep Borrell, ha affermato che la UE non avrebbe aderito all’embargo.

Josep Borrell

In precedenza, dopo che il prezzo dei futures sul gas di aprile si era avvicinato ai $ 4.000 per mille metri cubi, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha affermato che la sicurezza energetica dell’Europa non potrebbe ancora essere garantita senza il carburante russo.

Olaf Sholz

Nel frattempo, il vice primo ministro russo Alexander Novak ha affermato che, in caso di embargo, il prezzo del petrolio potrebbe salire a 300 dollari al barile, ventilando anche l’ipotesi che Mosca si riserverebbe il diritto di fermare Nord Stream 1. Tutto questo potrebbe innescare una crisi economica globale che colpirebbe prima di tutto l’Europa con conseguente recessione e collasso dell’intera area.

Ad inizio marzo il prezzo del gas ha sfiorato i 4.000 dollari per mille metri cubi mentre il costo del petrolio ha superato i 130 dollari al barile, aggiornando un record decennale. Anche il prezzo dell’alluminio ha mostrato il suo massimo storico. Il costo di una tonnellata in borsa ha raggiunto i 4.000 dollari.

Tutto ciò è stato il risultato delle sanzioni più discusse: il divieto di importazione di petrolio e gas naturale dalla Russia.

Secondo il segretario di Stato americano Anthony Blinken, gli Stati Uniti stanno conducendo una “discussione molto attiva” sulle prospettive di un divieto delle forniture di petrolio dalla Russia, ma finora, le sanzioni occidentali non hanno bloccato il suo commercio di energia.

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Nonostante l’embargo totale non sia stato ancora imposto, alcuni importatori sono già riluttanti nell’acquistare petrolio russo. Come ha scritto Bloomberg, molti acquirenti stanno cercando di evitare l’oro nero “tossico” della Russia. La scorsa settimana, Surgutneftegas non è riuscita a vendere un solo lotto di petrolio russo degli Urali dai porti baltici.

La società anglo-olandese Shell è stata duramente criticata dai politici ucraini per aver acquistato petrolio russo ed è stata persino costretta a rilasciare una dichiarazione ufficiale, promettendo di utilizzare i profitti derivanti dall’operazione per aiutare i cittadini ucraini. Di conseguenza, l’8 marzo Shell ha annunciato il rifiuto delle risorse energetiche russe e la chiusura delle stazioni di servizio nella Russia. Inoltre, BP ha annunciato la sua decisione di non stipulare nuovi accordi per l’acquisto di petrolio e gas.

Nel frattempo, l’Arabia Saudita ha aumentato i prezzi ad aprile di $ 4,95 al barile e in Libia la produzione di petrolio è scesa sotto 1 milione di barili al giorno a causa della crisi politica locale, innescata negli scorsi anni dall’attacco della Francia.

Dopo questi fatti, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha rilasciato una dichiarazione raffreddando gli animi. Secondo Scholz, si continueranno le relazioni con la Russia nel campo dell’approvvigionamento energetico, poiché non ci sono altri modi per garantire la sicurezza energetica dell’Europa adesso.

“Attualmente non c’è altro modo per garantire l’approvvigionamento energetico dell’Europa per il riscaldamento, i trasporti, l’elettricità e l’industria. Pertanto, è essenziale (continuare i contratti ndt) per i servizi di interesse generale e la vita quotidiana dei nostri cittadini”, ha affermato Olaf Scholz.

Anche il capo della diplomazia europea, in una dichiarazione rilasciata al canale televisivo Al-Jazeera, Josep Borrell, ha affermato che l’Unione europea non intende abbandonare i vettori energetici russi:

“Non vieteremo l’importazione di energia russa. Non seguiamo Biden su questo tema”, ha detto il funzionario.

Nonostante ciò gli Stati Uniti hanno tuttavia deciso di vietare le importazioni di energia dalla Russia in relazione alla situazione in Ucraina.

“Questa è una decisione bipartisan al Congresso e, penso, all’intero paese”, ha detto il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, in un discorso televisivo.

Joe Biden

Apparentemente, tale risolutezza è collegata al fatto che la quota delle consegne russe sul mercato americano non è così rilevante. Nel 2021, gli Stati Uniti hanno importato dalla Russia solo 3,09 miliardi di barili di petrolio e prodotti petroliferi, ha affermato Alexander Frolov, vicedirettore generale del National Energy Institute. Per fare un confronto: nel 2019 3,3 miliardi di barili e nel 2020 2,88 miliardi.

“Rinunciare al petrolio russo avrebbe conseguenze catastrofiche per il mercato globale”, ha avvertito il vice primo ministro Alexander Novak in una sua dichiarazione, sottolineando che “l’aumento del prezzo potrebbe essere “imprevedibile con la possibilità di arrivare a più di $ 300 al barile. Allo stesso tempo, comprendiamo che, in relazione alle accuse infondate contro la Russia in merito alla crisi energetica in Europa e all’imposizione del divieto del Nord Stream 2, abbiamo tutto il diritto di prendere una decisione speculare e imporre un embargo sul pompaggio di gas attraverso il gasdotto Nord Stream 1, che oggi è attivo al 100%. Ma non abbiamo ancora preso quella decisione. Nessuno ne trarrà vantaggio. Anche se i politici europei ci stanno spingendo verso questo con le loro dichiarazioni e accuse contro la Russia”.

Alexander Novak

Il risultato di questi scontri verbali? L’Europa sta pagando un prezzo molto alto per il gas!

Mentre la Russia, viceversa, continua a ricevere circa 700 milioni di euro al giorno per le forniture di gas!

Nel frattempo, con prezzi del gas superiori a $ 3.500 per mille metri cubi (e si stanno già avvicinando a $ 4.000), si affaccia lo spettro di un collasso quasi completo dell’industria europea che utilizza il gas nel settore chimico, nella produzione di fertilizzanti, nei cementifici e negli impianti metallurgici.

ECONOMIA: IL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE PREVEDE UNA GRAVE RECESSIONE  GLOBALE – Radio Onda d`Urto

Le conseguenze potrebbero essere drammatiche per la totalità dell’industria europea con probabile innesco di una recessione economica nell’UE.