L’Italia ha contribuito al Mes, o Meccanismo Europeo di Stabilità, e ad altri fondi, come l’ESFS, per circa 60 miliardi di Euro attraverso le tasse pagate dai suoi cittadini.
Il Mes fu pensato, inizialmente, proprio per i Paesi che avevano perso l’accesso ai mercati finanziari e quindi avevano necessità di un prestito ponte finché non si fosse ripristinata la fiducia degli stessi mercati nei loro confronti per poter avere di nuovo accesso al credito.
Ora, se alti esponenti di un qualunque governo solo accennassero alla necessità di un ricorso al Mes, sotto qualsiasi forma, dalla semplice dichiarazione sui media ad affermazioni rilasciate in sede di intervista su giornali specializzati, darebbero un pessimo segnale ai mercati, i quali recepirebbero la difficoltà di quel Paese. L’immediata e probabile conseguenza potrebbe essere un aumento dei tassi d’interesse richiesto da parte dei mercati finanziari, giustificato da un percepito aumento di rischio, e quindi un aumento dello spread. D’altronde voi prestereste denaro a chi dichiara di avere difficoltà economiche?
Ma ricorrere effettivamente al Mes comporta anche un’altra serie di problemi legati alle cosiddette condizionalità.
Il Paese che ricorre al Mes verrà sottoposto ad un memorandum con la conseguenza di un controllo diretto da parte della cosiddetta Troika, formata dalla Commissione Europea, dal Fondo Monetario Internazionale e dalla BCE.
Ma cosa potrebbe comprendere questo famoso memorandum? ad esempio tagli alla spesa Pubblica, privatizzazioni e riforma del mercato del lavoro, ma non per renderlo un diritto più sicuro, bensì per dargli maggiore flessibilità, tradotto “precarizzazione del lavoro”!
Sui tagli alla spesa pubblica la Grecia ha fatto scuola!
La Grecia ha visto scomparire il suo Servizio Sanitario Nazionale fino a non avere più fondi neanche per la fornitura di medicinali e cure ai malati oncologici! Per non citare l’occultamento del dato sull’aumento della mortalità infantile!
Di fatto, quindi, il Mes, questo meccanismo salvastati, non sarebbe altro che un modo per riavere indietro, in prestito, denaro proprio, versato dallo Stato richiedente in tempi precedenti attraverso sacrifici e tagli, da restituire maggiorato da interessi passivi, con condizionalità sul suo utilizzo, innanzitutto, e in secondo luogo, ma non d’importanza, accettando condizioni di controllo dalla su citata Troika! Si è mai visto un “meccanismo” più perverso? Neanche un pazzo!!
Continuiamo il nostro excursus sui contratti futures e questa volta poniamo l’attenzione sulla differenza tra il prezzo Spot, o a pronti, e il prezzo dei futures.
Sia i prezzi spot che i prezzi futures rappresentano i valori di un contratto, ma è la sua sostanza che differisce enormemente.
Il prezzo spot, o a pronti, è il prezzo attuale per l’acquisto immediato, il pagamento e la consegna di una particolare merce ora.
Il prezzo a termine, o futuro, invece rappresenta la transazione di una merce che avverrà, appunto, in futuro.
Il prezzo dei futures, quindi, blocca il costo di una merce per una sua consegna in una successiva data.
La differenza tra prezzo spot e futures? è la “base”!
Le principali differenze tra i prezzi a pronti delle materie prime e i prezzi a termine sono riferibili, principalmente, alle date di scadenza.
Ovviamente, in genere, i prezzi spot e futures non coincidono, perché il prezzo dei futures include, oltre il valore della merce (prezzo attuale o prezzo spot) anche i costi di stoccaggio, assicurazione, interessi e altre spese accessorie. Ma non è automatico che il prezzo futures sia sempre più alto dello spot, perché, anche se si aggiungono costi accessori, il valore della merce, fino alla data di scadenza, per la legge della domanda e dell’offerta, subisce delle oscillazioni che lo potrebbero anche far scendere rispetto al valore attuale.
Quindi con il prezzo spot noi compriamo una merce oggi. Con il futures blocchiamo il prezzo per la consegna della merce ad una scadenza stabilita.
Ovviamente valutare l’andamento dello spread tra prezzo spot e futures è di vitale importanza per tutti gli operatori di mercato. Ma questo sarà oggetto di un particolare approfondimento.
Importante! Non è sempre vero che il prezzo futures sia necessariamente superiore al prezzo spot perché le aspettative su domanda e offerta del bene potrebbero causare una caduta del prezzo futures. Se la caduta della domanda è particolarmente accentuata potremmo avere anche un prezzo negativo, come successo di recente con il future sul petrolio.
Gli attori del mercato futures sono, principalmente, gli speculatori e i reali acquirenti delle merci trattate.
I primi sono nel mercato per trarre vantaggio dalle variazioni dei prezzi del contratto, ma non sono interessati alla consegna della merce.
I produttori e gli acquirenti del bene sono invece mossi dal desiderio di bloccare il prezzo in vista della programmazione della produzione.
Ulteriori approfondimenti sul funzionamento dei futures , a fine speculativo, saranno oggetto di diversa e approfondita trattazione in un secondo momento.
I contratti a termine e i contratti futures sono strumenti finanziari che permettono ai partecipanti al mercato di compensare o assumere il rischio di una variazione di prezzo di un’attività nel tempo.
Un contratto future è distinto da un contratto forward in due modi importanti: in primo luogo, un contratto future è un accordo giuridicamente vincolante per acquistare o vendere un’attività standardizzata in una data specifica o durante un mese specifico. In secondo luogo, questa operazione è facilitata attraverso una borsa dei futures.
Il fatto che i contratti future siano standardizzati e negoziati in borsa rende questi strumenti indispensabili per i produttori di materie prime, i consumatori, i commercianti e gli investitori.
Cosa significa un contratto standardizzato
Un contratto a termine negoziato in borsa specifica la qualità, la quantità, i tempi di consegna fisica e il luogo per il prodotto in questione. Questo prodotto può essere una merce agricola oppure può essere un bene finanziario.
Le specifiche del contratto sono identiche per tutti i partecipanti. Questa caratteristica dei contratti future consente all’acquirente o al venditore di trasferire facilmente la proprietà del contratto tramite un’operazione di trading. Data la standardizzazione delle specifiche del contratto, l’unica variabile del contratto è il prezzo.
I contratti futures sono prodotti creati da borse regolamentate, pertanto, la borsa è responsabile della standardizzazione delle specifiche di ogni contratto.
Lo scambio tramite le borse garantisce inoltre il rispetto del contratto, eliminando il rischio di controparte. Ogni contratto a termine negoziato in borsa viene liquidato centralmente. Ciò significa che quando un contratto future viene acquistato o venduto, la borsa diventa l’acquirente per ogni venditore e il venditore per ogni acquirente. Ciò riduce notevolmente il rischio di credito associato all’inadempienza di un singolo acquirente o venditore.
La borsa elimina così il rischio di controparte e, a differenza di un mercato di contratti a termine, fornisce l’anonimato ai partecipanti al mercato dei futures.
Riunendo acquirenti e venditori nella stessa piattaforma di trading, la borsa permette ai partecipanti di entrare e uscire dal mercato con facilità, rendendo i mercati dei futures altamente liquidi e ottimali per la determinazione del prezzo.
Gli ultimi due mesi hanno incluso un sacco di momenti del tipo “beh… non l’ho mai visto prima”.
Anche in un ambiente di professionisti, tuttavia, probabilmente l’evento più inaspettato è stato vedere il prezzo del petrolio scendere in territorio negativo.
Cerchiamo di capire come questo può accadere.
Un contratto “Forward” è un accordo tra due parti per scambiare un’attività con un determinato prezzo in una determinata data futura. “Futures” è semplicemente il termine per un forward che opera in borsa.
Ci sono prove che alcune versioni di contratti tipo forward esistono già da centinaia di anni. E’ facile capire la loro importanza per acquirenti e venditori di beni, come le materie prime agricole, che vorrebbero ridurre l’incertezza sui prezzi futuri. Un esempio? Per un produttore di pasta alimentare sarà molto più semplice procedere ad un suo piano industriale sapendo che il prezzo della materia prima sarà fissato a priori, senza rischi di perdite sul prezzo. Dall’altra parte, il fornitore di materia prima saprà sin da subito che il suo prodotto avrà una certa collocazione e remunerazione.
I futures negoziati in borsa hanno il vantaggio di avere già fissati da subito i termini dei contratti, su quantità, date e opzioni di consegna. In questo modo ogni partecipante al mercato non deve negoziare ogni singolo termine per ogni transazione.
Questo tipologia di contratto, concordato in anticipo rispetto al momento della scadenza dello stesso, comporta una continua oscillazione dei prezzi del sottostante, dalla data di stipula del contratto alla data della sua scadenza. Queste oscillazioni sono state osservate dagli speculatori i quali hanno pensato di “approfittare” di queste variazioni ed entrare con delle loro operazioni, autonome rispetto alle parti del contratto base, e “scommettere” su queste oscillazioni.
La stragrande maggioranza dei contratti futures sulle materie prime che vengono scambiati non si traduce quasi mai nella consegna fisica dell’oggetto sottostante. La maggior parte degli speculatori approfitta della variazione dei prezzi mentre i contratti sono ancora in essere, ma poi chiudono le loro operazioni uscendo prima della loro scadenza.
Queste transazioni un tempo avvenivano in “open-outcry” di persona, ma ora si realizzano quasi esclusivamente nei mercati elettronici – aggiungendo una grande efficienza e una trasparenza istantanea dei prezzi per i trader e gli investitori di tutto il mondo.
Negli anni ’70 il Chicago Board of Trade e il Chicago Mercantile Exchange hanno aggiunto contratti a termine su strumenti finanziari come le obbligazioni, le valute e gli indici azionari, molti dei quali sono stati regolati con pagamenti in contanti piuttosto che con la consegna fisica del sottostante. Sembrerebbe quasi che i “futures” siano assimilati a delle scommesse!
Nel 2008 il CME ha acquistato il New York Mercantile Exchange (NYMEX), aggiungendo alla sua offerta un portafoglio di futures energetici e prodotti di opzioni, compresi i contratti WTI di riferimento.
Le stanze di compensazione della borsa raccolgono i depositi di margine da tutti i partecipanti, prima di consentire loro di negoziare. Poi agiscono come controparte de facto tra tutti gli acquirenti e i venditori, garantendo che la solvibilità di una data controparte non sia mai un problema. Ogni giorno rivalutano ogni conto per essere certi che tutti i partecipanti possano soddisfare i loro obblighi finanziari nei confronti del mercato. Con la stanza di compensazione che funge da compratore per ogni venditore e viceversa, ogni operatore ha la garanzia di ricevere il denaro che gli spetta.
Nonostante il fatto che la maggior parte dei traders non intenda mai prendere o fornire la consegna, la possibilità di un effettivo scambio di beni è il fondamento di questi mercati. Lo scambio specifica uno o più luoghi in cui i venditori possono consegnare i loro beni e dove gli acquirenti sono tenuti a prendere accordi per immagazzinarli o trasportarli via.
Per i partecipanti al mercato che non hanno relazioni che permettano loro di trasportare o immagazzinare merci fisiche, questi costi si sommano rapidamente e riducono altrettanto rapidamente i profitti apparenti di un’operazione a termine, trasformandoli invece in un’enorme perdita.
Tra i molti fattori che hanno causato il movimento dei prezzi aberrante di questa settimana, il problema della consegna sembra aver avuto il maggiore impatto. È stato riferito che tutte le aziende che possono essere impiegate per il trasporto o lo stoccaggio del petrolio greggio in Texas e Oklahoma erano a pieno regime e non accettavano nuovi clienti.
Improvvisamente, i traders che erano in acquisto sui contratti a termine di maggio, di prossima scadenza, si sono trovati di fronte alla possibilità di essere costretti ad accettare la consegna fisica. Alcuni di loro erano disposti a chiudere le posizioni addirittura ad un prezzo negativo. Stavano pagando per il privilegio di non possedere un bene.
I dirigenti della CME avevano chiarito in precedenza che i prezzi dei futures potevano in realtà avrere un valore negativo, anche se non era mai successo prima. Per un breve periodo, questo è esattamente ciò che è successo e a un giorno dalla scadenza. Il contratto WTI di maggio ha chiuso a -37,63 dollari al barile.
Ma c’è di più! Dopo aver liquidato le negoziazioni a prezzi negativi, l’ECM ha annunciato che sarebbe stato possibile negoziare anche le opzioni con un prezzo d’esercizio negativo. Ha perfettamente senso. Se un determinato prezzo è possibile per un contratto a termine, è ragionevole che alcuni partecipanti al mercato vogliano negoziare opzioni a questi strike.
Si tratta inoltre di una complicazione davvero bizzarra.
Immaginate la meccanica di un’opzione put con un prezzo d’esercizio negativo. In teoria, si potrebbe vendere e riscuotere un premio in qualunque momento. Poi, alla scadenza l’acquirente si terrebbe il premio raccolto o eserciterebbe l’opzione, riceverebbe 1.000 barili di greggio WTI e un pagamento in contanti per l’ammontare dello strike dell’opzione.
Voglio essere assolutamente chiaro sul fatto che non sto consigliando a nessuno di vendere nudo il petrolio. Le suddette questioni relative al prezzo di stoccaggio e di consegna potrebbero facilmente cancellare tutti i potenziali profitti e trasformare la trade in una grande perdita.
Alcune precisazioni per chi opera con le opzioni:
Fondamentalmente, le negoziazioni di opzioni si riducono ad alcune semplici decisioni. Quanto pago (o vengo pagato) per entrare nella posizione? Quali sono i miei diritti o le mie responsabilità? A quali attività o pagamenti avrò diritto (o devo) durante la vita del trade?
In periodi insoliti come quelli che stiamo vivendo in questo momento, esaminare i potenziali rischi e benefici delle operazioni di trading di opzioni può essere un esercizio molto interessante. Ricordatevi però di fare molta attenzione prima di fare trading. Quando qualcosa sembra troppo bello per essere vero, probabilmente lo è.
Settimana impegnativa per gli operatori di borsa con una serie di annunci sugli utili aziendali e l’attesissimo rapporto sulla disoccupazione di aprile.
La stagione degli utili è ufficialmente a metà strada e finora le aziende del comparto tecnologico hanno avuto i migliori risultati, superando le stime per una media 8,4%. Dato importante visto il peso che hanno sull’indice Sp500. Gli economisti prevedono una contrazione degli utili per il secondo trimestre pari ad un 35% a cui potrebbe far seguito una ripresa nel terzo e quarto.
Rapporto sui dati sulla disoccupazione di aprile
Venerdì prossimo il Dipartimento del Lavoro pubblicherà il rapporto sulla disoccupazione degli Stati uniti e sarà un dato al centro dell’attenzione perché darà modo di valutare l’impatto del Covid – 19.
L’aspettativa media è di una perdita di oltre 21 milioni di posti di lavoro, con la stima di un aumento del tasso di disoccupazione che potrebbe quadruplicare sui dati precedenti.
Un dato in controtendenza potrebbe essere rappresentato da un aumento dei salari medi, dato che potrebbe essere spiegato dalla circostanza che ad essere colpiti saranno soprattutto i posti di lavoro di basso livello salariale.
Il PIL italiano si è ridotto del 4,7 per cento rispetto al trimestre del marzo 2020, dopo la contrazione dello 0,3 per cento del mese precedente e l’entrata in recessione. Si è trattato della peggiore contrazione dalla seconda guerra mondiale. Sul fronte della produzione, si sono registrate contrazioni in tutti i principali settori industriali: agricoltura, silvicoltura e pesca, industria e servizi. Dal lato della domanda, sia la domanda interna che quella esterna hanno contribuito negativamente al PIL.
L’economia dell’Area Euro si è ridotta del 3,8% nel primo trimestre, a fronte di una previsione di mercato di una contrazione del 3,5%. Francia, Spagna e Italia sono le economie che hanno registrato la maggiore contrazione, con la Francia che entra in recessione
“Pecunia non olet”. Sembra che tale sia stata la risposta dell’imperatore Vespasiano a suo figlio Tito che lo criticava per aver imposto una tassa sui bagni pubblici. Ossia il denaro non ha odore, il denaro è sempre denaro qualunque sia la sua provenienza. Questa è solo una delle molteplici opinioni sul denaro.
In realtà il concetto di denaro è caricato di significati simbolici soggettivi che dipendono dall’appartenenza socio-culturale, dalle tradizioni, dalle credenze religiose, dall’educazione familiare nonché dalle esperienze individuali di una persona.
Nel momento in cui si approccia una attività che ha direttamente a che fare con lo scambio di denaro vale la pena di chiedersi quale sia a livello subconscio il nostro rapporto con il denaro poiché il sistema di credenze, di convinzioni che si hanno può influire, anche pesantemente, nel successo dell’attività che si vuole intraprendere.
Anche se la mente conscia sembra lucida e ben determinata nell’intenzione di voler raggiungere migliori livelli economici, nel subconscio si potrebbero annidare credenze limitanti. Credenze provenienti dalla morale collettiva, dal comune sentire, affermazioni come “i soldi non fanno la felicità”, “il denaro è lo sterco del diavolo”.
Oppure inconsciamente si potrebbero attribuire alle persone facoltose caratteristiche poco piacevoli come disonestà o assenza di scrupoli, caratteristiche che confliggono con il sistema di valori trasmesso dalla famiglia o dalla religione e, viceversa, si potrebbero vedere le persone povere come moralmente rette e questo potrebbe creare legami inconsci e adesione a modelli che ci tengono ancorati a determinati livelli economici.
Si deve tenere ben presente che queste non sono verità ma dipendono solo da come il subconscio le percepisce.
E ancora, per rimanere in un ambito più legato all’educazione familiare e agli aspetti psicologici, il possedere denaro può creare lo stress di doverlo amministrare e conservare. Ciò coinvolge livelli di autostima, aspetti relativi all’essere in grado di fare, il sentirsi capaci di raggiungere determinati obiettivi, farcela o non farcela.
E’ importante svincolare queste credenze limitanti dal concetto di denaro che va piuttosto considerato una energia neutra, un mezzo per il raggiungimento dei nostri fini.
Stilare un elenco di tutte le credenze relative al possedere denaro e al non possederlo può riservare delle sorprese e può essere utile per rafforzare le credenze potenzianti e liberarsi di quelle limitanti, una volta che siano state riconosciute.
Un altro modo per cominciare a fare chiarezza è anche porre attenzione al dialogo interiore, a ciò che la mente ci dice rispetto al denaro e alla ricchezza. Quali sono i suoi messaggi rispetto al meritare di vivere nell’abbondanza? E cosa ci dice riguardo al sacrificio, alla fatica, al duro lavoro?
Essere consapevoli è il primo passo nel cammino verso il cambiamento e da qui si può partire per creare una buona relazione con il denaro. Considerarlo buono e utile per la crescita personale e il benessere. Considerarlo accessibile e lasciare che fluisca verso di noi. Sentire che si merita di essere prosperi e di avere soldi in abbondanza.
Dal momento che la nostra rappresentazione della realtà determina in larga misura la nostra “esperienza” della realtà cerchiamo di porre attenzione a tutto quello che già possediamo per spostarci mentalmente dalla “mancanza” “scarsità” all’abbondanza. Cerchiamo di notare i segnali di abbondanza nella nostra vita, osservare tutto ciò che già si possiede e che si dà per scontato. Ampliare il concetto di abbondanza ad altri ambiti al di là del denaro fino a ricomprendere amicizie, affetti, tutto ciò che ci fa stare bene.
E poi muoversi nella direzione verso la quale si vuole andare, muoversi verso il nostro fine. Cominciare ad agire come se fossimo già lì dove vogliamo essere. Leggere libri giornali articoli in cui si parla di finanza. Frequentare persone che se ne occupano. Evitare persone che tolgono energia. Condividere con altri il percorso.
Creiamo il nostro universo soggettivo dove siamo già lì dove vorremmo essere.
Come sosteneva Henry Ford: “Sia che tu pensi di farcela sia che pensi l’opposto in entrambi i casi avrai ragione”.
Alle 14,30, un’ora prima dell’apertura delle borse, l’attenzione di oggi deve sarà focalizzata principalmente sulle richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione.