DPCM E DEMOCRAZIA UN DIFFICILE CONNUBIO

Terza parte …

Senza negare l’esistenza del virus, esiste però una narrazione mediatica enfatizzata che fa leva sulla parte più sensibile dei cittadini che è l’istinto di sopravvivenza.

Questo induce a vivere in un clima di paura in cui la gente è disposta a rinunciare a tutto, ad accettare acriticamente e supinamente questo modo dispotico di gestire l’emergenza sanitaria.

Limitare alcuni diritti costituzionali quando c’è di mezzo la tutela collettiva è possibile. Quello che è inaccettabile è comprimere in maniera assoluta tutti i diritti riconosciuti dalla Costituzione ai cittadini e annullare tutte le procedure costituzionali previste.

Non neghiamo la possibilità di contrarre una malattia che può, in taluni e sporadici casi rivelarsi grave. Bisogna prendere atto della realtà. Nessuno di noi è “negazionista” come cialtronescamente politici e giornalisti filo governativi hanno definito le persone non allineate ai diktat.

Non è negare il virus l’affermare che gran parte dei positivi sono asintomatici e quindi, secondo alcuni esperti, non contagiosi. Non è negare il virus avere perplessità sulla affidabilità dei tamponi effettuati. Non è negare il virus la constatazione che il numero dei contagiati trasmessi dai mainstream rileva anche i tamponi che vengono ripetuti più volte dallo stesso soggetto. Non è negare il virus leggere dai mainstream che si sta ancora studiando un test valido per distinguere la normale influenza dal Covid 19. Quest’ultima affermazione lascia perplessi quando si legge ancora che l’influenza quest’anno è scomparsa. Qualche “negazionista” potrebbe dire che ha semplicemente cambiato nome!

Le terapie intensive hanno i problemi di saturazione, ma sono gli stessi problemi rilevati anche gli anni scorsi, dovuti ai tagli alla sanità imposti dai governi che dovevano inderogabilmente e indiscutibilmente seguire le regole impostegli dalle direttive europee. Le stesse correnti politiche che oggi “latrano” in attesa del MES salvifico.

MES e altri fondi (non specificati nell’an e nel quantum) che, chiaramente, saranno gestiti dalle fantomatiche task force nominate ad hoc dai nostri cari premier, con contratti e normative chiaramente secretate.

Un altro aspetto importante riguardo i dpcm è la motivazione. Il DPCM dal punto di vista tecnico è un documento attuativo. A monte ci devono essere una legge, un decreto legge oppure un decreto legislativo.

Qui abbiamo dei decreti in sostanza vuoti nel loro contenuto, che rimandano all’esecutivo il compito di definire ciò che si può o non si può fare.
Di fatto questi dpcm disciplinano in modo contradditorio ogni regolamentazione.

Quando si impone  il coprifuoco in pieno spirito dittatoriale non è necessario motivare, ma è sufficiente fare un riferimento al contenimento della curva ….

In una democrazia occorrerebbe dimostrare perché questa limitazione “nazistoide” è necessaria…

Se si decide che i bar devono chiudere ma gli stessi bar situati in autostrada possono rimanere aperti, è necessario definire il criterio adottato.

Inoltre, riguardo ai ristoranti, prima sono stati costretti a costosi investimenti per adeguarsi alle normative; poi devono chiudere alle 18.00, provocando una significativa riduzione di fatturato.

Il ministro Spadafora il 21 di ottobre dichiara che dai controlli dei NAS emerge un rigore rispettoso nelle palestre e nelle piscine; non ci sono evidenze di focolai partite da palestre o piscine. Il governo che fa?  chiude   palestre e piscine. Mi chiedo qual è il motivo di questo accanimento.

L’unica cosa sensata che emerge da tutto ciò sembra essere il desiderio del governo di distruggere interi comparti dell’economia

Oltretutto sono indefiniti e lacunosi nei loro obblighi e divieti. Ne è un esempio il divieto di transito in alcune strade o piazze nei centri urbani per evitare situazioni, non meglio definite, di “assembramento”

Ma questa indefinizione dei concetti significa che si demanda ai sindaci la possibilità di intervenire in modo più o meno autoritaristico sulla libera circolazione dei suoi concittadini in strada. 

MES? No, grazie! – 2° parte

Ma conviene utilizzare il MES? Sì, perché ha l’enorme potenza di fuoco di 400 miliardi di euro. Come ripete il mainstream.

Ma è proprio vero tutto questo?

Attualmente il MES ha una dotazione di capitale versato dagli Stati aderenti al trattato di circa 80 miliardi di euro. L’Italia ha contribuito con 14 miliardi.

Come è ottenibile il raggiungimento dei 320 miliardi mancanti? Un esempio, il ricorso ad emissione di obbligazioni da collocare nei mercati finanziari.

Purtroppo la concretizzazione di questo metodo, data l’entità dell’importo, necessiterebbe di molto tempo. Troppo.

Una via più breve potrebbe realizzarsi attraverso l’emissione di obbligazioni da parte del MES e loro successivo acquisto diretto da parte della BCE.

Ma dato che la BCE ha dichiarato di essere disposta ad acquistare i titoli emessi dagli Stati membri in base al cosiddetto piano PEPP, ovvero al Piano Acquisto per Emergenza Pandemica.… la domanda sorge spontanea (come direbbe un famoso presentatore): perché dobbiamo prendere soldi in prestito dal MES che si fa a sua volta finanziare dalla BCE?

Si vuole spingere verso il MES dichiarando che in questo caso specifico (crisi Covid-19) non saranno applicare condizionalità. Ma siamo sicuri di questo?

Per rispondere a questa domanda analizziamo gli articoli  3 e 12 del trattato sul MES.

Art. 3: L’obiettivo del MES è quello di mobilizzare risorse finanziarie e fornire un sostegno alla stabilità, secondo condizioni rigorose commisurate allo strumento di assistenza finanziaria scelto, a beneficio dei membri del MES che già si trovino o rischino di trovarsi in gravi problemi finanziari, se indispensabile per salvaguardare la stabilità finanziaria della zona euro nel suo complesso e quella dei suoi Stati membri. A questo scopo è conferito al MES il potere di raccogliere fondi con l’emissione di strumenti finanziari o la conclusione di intese o accordi finanziari o di altro tipo con i propri membri, istituzioni finanziarie o terzi.

Art. 12: Ove indispensabile per salvaguardare la stabilità finanziaria della zona euro nel suo complesso e dei suoi Stati membri, il MES può fornire a un proprio membro un sostegno alla stabilità, sulla base di condizioni rigorose commisurate allo strumento di assistenza finanziaria scelto. Tali condizioni possono spaziare da un programma di correzioni macroeconomiche al rispetto costante di condizioni di ammissibilità predefinite.

E’ chiaro quindi, da questi articoli, che le “condizioni rigorose” sono insite nel trattato.

Ma se ci è stato detto 1) che non verranno applicate le regole del trattato sul patto di stabilità 2) che la BCE ha acconsentito ad acquistare obbligazioni emesse direttamente dagli Stati. Ancora una volta ….la domanda sorge spontanea: ma, con queste possibilità a disposizione, l’Italia ha veramente “gravi problemi finanziari”?

Perché dovremmo entrare in questo “perverso” meccanismo, che ci sottoporrà comunque alla Troika, come abbiamo visto, a dispetto di qualunque altra cosa ci vogliono far credere?

Dobbiamo tenere presente che i prestiti del MES sono crediti privilegiati, quindi verranno rimborsati prima degli altri. Questo inevitabilmente metterà in allarme i futuri investitori che vorranno acquistare titoli dello Stato, con il conseguente andamento negativo dei tassi d’interesse.

Viene da chiedersi del perché alcune forze politiche abbiano richiesto con tanto accanimento il ricorso al MES.

Vale la pena ricordare che la legge 234 del 2012 pone cautele specifiche quando vi siano modifiche o nuovi accordi che prevedono conseguenze rilevanti per la finanza nazionale, come chiaramente esplicato nell’articolo 5, riportato di seguito:

Art 5 Consultazione delle Camere su accordi in materia finanziaria o monetaria

1. Il Governo informa tempestivamente le Camere di ogni iniziativa volta alla conclusione di accordi tra gli Stati membri dell’Unione europea che prevedano l’introduzione o il rafforzamento di regole in materia finanziaria o monetaria o comunque producano conseguenze rilevanti sulla finanza pubblica.

2. Il Governo assicura che la posizione rappresentata dall’Italia nella fase di negoziazione degli accordi di cui al comma 1 tenga conto degli atti di indirizzo adottati dalle Camere. Nel caso in cui il Governo non abbia potuto conformarsi agli atti di indirizzo, il Presidente del Consiglio dei Ministri o un Ministro da lui delegato riferisce tempestivamente alle Camere, fornendo le appropriate motivazioni della posizione assunta.

3. Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano anche nel caso di accordi conclusi al di fuori delle disposizioni del Trattato sull’Unione europea e del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea nonche’ in caso di modifica di precedenti accordi.

Ed è innegabile che il ricorso al MES produca conseguenze rilevanti sulla finanza pubblica!

Il governo ha rilasciato dichiarazioni ad autorevoli testate giornalistiche sul MES senza avere avuto preventivi indirizzi da parte del Parlamento. Infatti ad oggi ci stiamo ancora chiedendo come si esprimerebbero alcune forze politiche della maggioranza.

Quindi in base alla normativa, qualunque ricorso al MES dovrebbe essere preceduto necessariamente da indicazioni parlamentari.

Ricapitolando e per concludere: il MES ad oggi ha una dotazione di capitale di circa 80 miliardi di euro, per arrivare ai famosi 400 occorre che il MES stesso emetta obbligazioni e che queste, per fare presto, debbano essere acquistate dalla BCE.

Non ci saranno condizionalità? Ma ad oggi il trattato parla chiaro e, visto che non è stato modificato, le regole rimangono quelle.

A mio parere prima si provvede alle modifiche del trattato poi si entra nell’accordo. Condizioni chiare oggi per non essere ricattati domani!

Mes? No, grazie!

L’Italia ha contribuito al Mes, o Meccanismo Europeo di Stabilità, e ad altri fondi, come l’ESFS, per circa 60 miliardi di Euro attraverso le tasse pagate dai suoi cittadini.

Il Mes fu pensato, inizialmente, proprio per i Paesi che avevano perso l’accesso ai mercati finanziari e quindi avevano necessità di un prestito ponte finché non si fosse ripristinata la fiducia degli stessi mercati nei loro confronti per poter avere di nuovo accesso al credito.

Ora, se alti esponenti di un qualunque governo solo accennassero alla necessità di un ricorso al Mes, sotto qualsiasi forma, dalla semplice dichiarazione sui media ad affermazioni rilasciate in sede di intervista su giornali specializzati, darebbero un pessimo segnale ai mercati, i quali recepirebbero la difficoltà di quel Paese. L’immediata e probabile conseguenza potrebbe essere un aumento dei tassi d’interesse richiesto da parte dei mercati finanziari, giustificato da un percepito aumento di rischio, e quindi un aumento dello spread. D’altronde voi prestereste denaro a chi dichiara di avere difficoltà economiche?

Ma ricorrere effettivamente al Mes comporta anche un’altra serie di problemi legati alle cosiddette condizionalità.

Il Paese che ricorre al Mes verrà sottoposto ad un memorandum con la conseguenza di un controllo diretto da parte della cosiddetta Troika, formata dalla Commissione Europea, dal Fondo Monetario Internazionale e dalla BCE.

Ma cosa potrebbe comprendere questo famoso memorandum? ad esempio tagli alla spesa Pubblica, privatizzazioni e riforma del mercato del lavoro, ma non per renderlo un diritto più sicuro, bensì per dargli maggiore flessibilità, tradotto “precarizzazione del lavoro”!

Sui tagli alla spesa pubblica la Grecia ha fatto scuola!

La Grecia ha visto scomparire il suo Servizio Sanitario Nazionale fino a non avere più fondi neanche per la fornitura di medicinali e cure ai malati oncologici! Per non citare l’occultamento del dato sull’aumento della mortalità infantile!

Di fatto, quindi, il Mes, questo meccanismo salvastati, non sarebbe altro che un modo per riavere indietro, in prestito, denaro proprio, versato dallo Stato richiedente in tempi precedenti attraverso sacrifici e tagli, da restituire maggiorato da interessi passivi, con condizionalità sul suo utilizzo, innanzitutto, e in secondo luogo, ma non d’importanza, accettando condizioni di controllo dalla su citata Troika! Si è mai visto un “meccanismo” più perverso? Neanche un pazzo!!