RIFLESSIONI SULL’ASPETTO ENERGETICO DEL DENARO

By Nashira

Tutto nell’Universo è energia. Anche la nostra realtà tridimensionale che percepiamo come qualcosa di solido e tangibile. La fisica quantistica ci narra di una natura essenzialmente energetica e vibratoria della realtà. “L’universo non è fatto da cose, ma da reti di energia vibratoria che emergono da qualcosa di ancora più profondo e sottile”. Werner Heisenberg.

Rappresentazione di Heisenberg - Wikipedia
Werner Heisenberg

Questi concetti possono essere applicati anche al denaro? Secondo una disciplina molto antica, la Kabbalah, l’aspetto predominante della realtà è energetico e la materia rappresenta un residuale 1% della realtà. Così anche il denaro per il 99% è energia e solo l’1% è materia. Essendo costituito prevalentemente da energia il denaro è connesso con piani non fisici. Negli insegnamenti cabalistici relativi all’abbondanza viene sottolineata l’importanza di connettersi a questi livelli non fisici del denaro. Ciò che è fisico è necessariamente limitato mentre l’energia si collega alla fonte infinita. Osservando le immense grandezze dell’Universo ma anche la prolificità della Natura quello che colpisce è l’abbondanza: tutto nella Creazione è abbondanza e crescita. Questo suggerisce l’importanza di spostare il focus dalla ristrettezza e dal senso di limitazione, connesso all’aspetto unicamente materiale, per connettersi all’abbondanza infinita.

Quando percepiamo mancanza vuol dire che siamo connessi solo all’aspetto materiale. Quando pensiamo che chi ha più di noi ci sta togliendo qualcosa, siamo nel mondo “finito”, quando abbiamo paura di perdere il nostro denaro, per cui ce lo teniamo stretto e stiamo attenti ad ogni centesimo, ci troviamo ingabbiati in un sistema di credenze connesso alla mancanza. Allora potremmo anche avere un grosso conto in banca ma non ci sembrerà mai abbastanza. E siccome energia attrae energia saremo legati alla mancanza e non all’abbondanza. Ma la Kabbalah insegna che anche sprecare soldi, usarli per qualcosa che non è necessario, è sintomo di un rapporto malsano con il denaro perché è come disinteressarsi di questa energia. E’ bene spendere soldi, non possiamo bloccare una energia che invece ha bisogno di circolare, maspendere soldi in qualcosa che non apprezziamo equivale a sprecare, è come trascurare l’energia dei soldi e per questo non riusciremo a catturarla. Occorre trovare un equilibrio tra non buttare/non sprecare e evitare di essere attenti ad ogni centesimo. Questo equilibrio si può trovare nella consapevolezza che tutto è temporaneo e noi siamo solo manager di energie. Non siamo i proprietari dei soldi ma siamo i “manager”. Nel momento in cui riusciamo a vederci come manager e non come padroni dei soldi capiremo che non sta a noi sprecarli ma capiremo anche che non sta a noi trattenerli e bloccarne il flusso.

Quindi risulta di vitale importanza connettersi all’energia dei soldi. Quello che ci fa connettere all’energia dei soldi è la consapevolezza. La consapevolezza del rapporto che intratteniamo con il denaro che si basa sul nostro sistema di credenze.

Coscienza e consapevolezza: qual è la differenza? | Essere Integrale

Come migliorare il rapporto con il denaro? L’aspetto materiale del denaro è l’1% dell’energia del denaro, è l’aspetto esterno. Come abbiamo già detto energia attrae energia, per cui deve esserci affinità tra le energie, se la nostra energia verso il denaro è paura di perderlo, attireremo questo tipo di energia, potremmo perdere tutto il denaro, o guadagnare e perdere perché è il nostro sistema di credenze che determina la relazione con il denaro. Perciò dobbiamo capire quale è il nostro sistema di credenze, che è illusorio, ma determina il nostro rapporto con il denaro.

Il denaro: significati simbolici, psicologici e irrazionalita' – Psychondesk

Connettersi con l’energia dei soldi ha a che fare con concetti che sono l’opposto della paura, ha a che fare con fiducia e certezza nell’abbondanza. Nonostante le apparenze il denaro non ci arriva dalle persone o dalle nostre attività ma attraverso le persone e le attività, coltivando fiducia e certezza che avremo l’abbondanza che ci spetta la nostra creatività sarà incrementata, incontreremo le persone giuste al momento giusto, le occasioni propizie per i nostri affari ecc.  Arriviamo qui all’aspetto spirituale del denaro inteso come energia che richiede fiducia nella Luce, nel Creatore, nell’Uno certezza nel credere che l’energia dell’abbondanza è infinita. Credere che la Luce desidera soddisfare ogni nostra esigenza. E questa certezza si rifletterà in tutto ciò che ci circonda. Per rimuovere i blocchi con il denaro nella nostra vita è necessario cambiare il sistema di credenze legato all’ego, alla paura, alla mancanza e fidarsi dell’Anima perché l’Anima si basa sulla fiducia, sa che il denaro sarà sufficiente che si può condividere e essere aperti.

Un atto di fiducia che ci porta in questa direzione è la condivisione. Il denaro è energia, quando riceviamo ma non condividiamo ostacoliamo il fluire dell’energia. Se non riusciamo a condividere non creiamo un circuito di prendere e dare. La Kabbalah dice che noi possiamo desiderare di avere tutto e possiamo continuare a ricevere se siamo in grado di creare un circuito. Ogni tipo di relazione, quando non funziona, è il riflesso del fatto che non c’è circolarità, perché ci sia un flusso nella nostra relazione con il denaro è importante desiderare di ricevere anche per poter condividere. E’ importante pensare a come effettivamente il benessere, la ricchezza potrebbero influenzare la nostra vita in modo positivo perché potremmo condividere di più, e quindi potremmo continuare ad attrarre più abbondanza e condividere e la nostra abbondanza potrebbe portare benessere ad altre persone nel mondo. L’idea di ricevere per la volontà di condividere crea un collegamento con l’abbondanza e ci connette all’energia dei soldi. Un altro aspetto importante secondo i cabalisti è quello che l’idea di abbondanza non riguarda unicamente il denaro o i beni materiali ma riflette a 360 gradi il benessere psico-fisico dell’essere umano dagli aspetti relazionali e affettivi, alla salute fisica, alla crescita spirituale. L’abbondanza è il riflesso dello stato della nostra evoluzione come esseri umani. Per passare da un livello di prosperità ad uno più alto è necessario cambiare interiormente, avere pensieri diversi, nutrire emozioni diverse, avere accesso al nostro potenziale creativo. E qui non parliamo solo di ricchezza ma di abbondanza come flusso costante di benedizioni senza effetti collaterali negativi perché se abbiamo abbondanza ma nello stesso tempo abbiamo rinunciato agli affetti o alla salute vuol dire che c’è uno squilibrio nella nostra vita e un prezzo da pagare.

La grande lezione della pandemia: il Grande Reset Cognitivo.

Ciò che conta veramente non è farsi il vaccino o indossare una maschera ma è il condizionamento a seguire “le Regole”. Non importa quanto siano assurde o dannose, “le Regole” vanno seguite.

Covid: mascherine all'aperto sì o no. Il parere degli esperti - la  Repubblica

Ricordate le parole di Romano Prodi riguardo alla UE e alle Regole in materia di bilancio? “Le Regole vanno seguite anche quando non sono intelligenti”.

La scuola ha il fine educativo di obbligarvi a seguire “le Regole” e ad Esse tutti devono piegarsi, studenti e insegnanti.

Rientro a scuola: tutte le regole da rispettare dentro e fuori dalla  classe. Ecco come il Covid ha cambiato la didattica - Il Fatto Quotidiano

Avete anche imparato che esiste Una sola verità: “la Verità”. Le opinioni dissenzienti semplicemente NON esistono oppure sono partorite dalla mente di un pazzo o, peggio, di un bieco complottista.(Leggi qui,ma anche qui,e qui … ma gli esempi sono molteplici)

E si cari signori, se non seguite “le Regole” è perché in fondo siete dei malati e quindi dovete essere “curati”, anche contro la vostra volontà, ma sempre per il vostro bene, ovviamente!

Non ponetevi domande, tanto le risposte le conoscete già e sono tutte contenute nelle “Regole” con allegate tutte le varianti passate e future.

La struttura psicologica del complotto | MEDICITALIA.it

Altra importante lezione che abbiamo appreso è che l’interesse individuale di libertà, salute, lavoro e reddito va sacrificato in nome della collettività.

Ma la collettività ha mai potuto esprimersi in tal senso? Ha mai potuto scegliere altre vie? Chiaramente solo a pensare che una comunità possa “scegliere”, sarebbe un pensiero… complottista.

Quindi annullate voi stessi e le vostre idee e offritele in dono alle “Regole”!

S&P 500. Perché dobbiamo conoscerlo.

Quando ci riferiamo agli indici azionari statunitensi, l’S&P500 è considerato un ottimo barometro della performance complessiva del mercato azionario e delle grandi società quotate.

Prima di tutto cos’è l’indice S&P500?

L’S&P 500 è stato introdotto nel 1957 (noto anche come Standard & Poor’s 500), un marchio registrato della joint venture S&P Dow Jones Indices. E’ un indice azionario che comprende le 500 maggiori società degli Stati Uniti.

Requisiti per l’inclusione nell’S&P 500

I titoli inclusi nell’S&P 500 sono selezionati da un comitato e sono determinati per essere rappresentativi delle industrie che compongono l’economia statunitense. Per far parte del’ S&P, una società deve soddisfare determinati requisiti dimensionali basati sulla liquidità; la capitalizzazione di mercato deve essere maggiore o uguale a $ 8,2 miliardi; il valore annuale in dollari scambiato, con la capitalizzazione di mercato aggiustata per il flottante, deve essere maggiore di 1,0 milioni; deve essere raggiunto un volume minimo di azioni mensili scambiate pari 250.000 in ciascuno dei sei mesi precedenti la data di valutazione.

Ancora acquisti per l'SP500?

Da un altro punto di vista, dato che l’S&P 500, come indice, è una misura statistica della performance dei 500 maggiori titoli americani, è un benchmark molto comune rispetto al quale è possibile valutare la performance del proprio portafoglio.

L’indice S&P 500 è ponderato per la capitalizzazione di mercato (prezzo delle azioni moltiplicato per il numero di azioni in circolazione), il che significa che la valutazione di una società determina quanta influenza ha sulla performance dell’indice. Ma ogni società quotata non rappresenta semplicemente 1/500 dell’indice. Grandi aziende ad esempio come Amazon (NASDAQ:AMZN) hanno un impatto maggiore sull’indice S&P 500 rispetto a società relativamente più piccole.

Un punto chiave da considerare è che, sebbene si tratti di 500 grandi aziende, ci sono ampie differenze dimensionali. Molte delle più grandi società dell’indice hanno capitalizzazioni di mercato superiori a 1 trilione di dollari e sono molto più grandi di altri componenti l’S&P 500 di gran lunga più piccoli.

Il valore dell’indice S&P 500 fluttua continuamente durante la giornata di negoziazione, in base ai dati di mercato delle prestazioni ponderate dei suoi componenti sottostanti.

Quali società sono nell’indice S&P 500?

L’indice S&P 500 è composto da 505 titoli emessi da 500 diverse società. Questa differenza di numeri è dovuta al fatto che alcune società componenti l’S&P 500 emettono azioni in più classi. Ad esempio, Google ha sia azioni Classe C (NASDAQ: GOOG) che Classe A (NASDAQ: GOOGL), entrambe incluse nell’S&P 500.

Per praticità non elencheremo tutte le società S&P 500. Ma poiché esso è ponderato in base alla capitalizzazione di mercato, la sua performance è principalmente guidata dalle prestazioni delle azioni delle società più grandi.

Con questo in mente, ecco le 10 maggiori società dell’indice S&P 500 a partire da marzo 2021.

Questo elenco e la sua sequenza possono cambiare, e probabilmente cambieranno nel tempo.

Apple (NASDAQ:AAPL)

Microsoft (NASDAQ:MSFT)

Amazon (NASDAQ:AMZN)

Facebook (NASDAQ:FB)

Alphabet Class A (NASDAQ:GOOGL)

Alphabet Class C (NASDAQ:GOOG)

Berkshire Hathaway Class B (NYSE:BRK.B)

Tesla (NASDAQ:TSLA)

JPMorgan Chase (NYSE:JPM)

Johnson & Johnson (NYSE:JNJ)

Perché usare l’S&P500?

Perché l’S&P 500 è considerato utile come indicatore economico e di mercato. Il motivo è semplice: l’S&P 500 è costituito da un ampio paniere di azioni grandi e ampiamente possedute dai grandi investitori. Queste società rappresentano circa l’80% del valore complessivo del mercato azionario negli Stati Uniti.

S&P 500 Vs Dow Jones Industrial Average

Il Dow Jones Industrial Average è un indice ponderato per il prezzo, il che significa che le società con i prezzi delle azioni più elevati hanno la maggiore influenza sull’indice indipendentemente dalle loro valutazioni. Il Dow elenca soltanto 30 società ed esclude alcuni dei più grandi titoli sul mercato, ad esempio Amazon, Alphabet e Berkshire Hathaway.

The Complete Dow Jones Industrial Average - Global Financial Data

Poiché il Dow è ponderato in base al prezzo, Goldman Sachs (NYSE:GS) , con un prezzo delle azioni attuale di 384 dollari, ha un’influenza maggiore ,ad esempio, rispetto a Walmart (NYSE:WMT) , nonostante la capitalizzazione di mercato di Goldman sia circa un 25% di Walmart.

Per questi motivi, l’S&P 500 è considerato dalla maggior parte degli esperti un indicatore migliore nel mercato azionario.

E’ possibile investire nell’indice S&P 500?

È possibile investire nell’indice S&P 500 acquistando azioni di un fondo comune di investimento o di un fondo negoziato in borsa (ETF) che replica passivamente l’indice. Questi veicoli di investimento possiedono tutti i titoli dell’indice S&P 500 in pesi proporzionali. Inoltre, si possono acquistare futures S&P 500, che vengono scambiati sul Chicago Mercantile Exchange.

Definizione e significato del termine CME (Chicago Mercantile Exchange), CME  (Chicago Mercantile Exchange) | Che cos'è CME (Chicago Mercantile  Exchange), CME (Chicago Mercantile Exchange)

La matematica del lancio di una moneta

Il lancio di una moneta è ampiamente utilizzato come strumento per aiutare la selezione casuale tra due scelte. Ciò che rende una moneta perfetta per questo lavoro è il fatto che ha due lati: Testa (T) e Croce (C). L’atto di lanciare una moneta è effettivamente un esperimento casuale. Ci sono realisticamente solo due possibili risultati (probabilità binomiale), o testa o croce. La probabilità di produrre testa o croce come risultato dell’esperimento casuale del lancio è del 50% … se la moneta è ben bilanciata e non truccata!

Supponiamo di lanciare una moneta una volta. Qual’è il risultato totale (spazio campione, S)?

S={T,C}

E se lanciassimo la moneta due volte?

S={CT, CC, TT, TC}

Supponiamo di lanciare la moneta 12 volte e registrare ogni volta il risultato:

C, T, T, C, C, C, T, C, T, T, C, T

E se lo facessimo per 100 volte?

C, T, T, C, C, C, T, C, T, T, C, T, T, T, T, C, … (fino al 100° risultato).

Tenete presente che ognuno dei risultati di S (per un lancio di moneta) ha la stessa probabilità (50%) di verificarsi. Lasciamo che le volte che un esperimento casuale viene ripetuto siano N, che è composto da N passi discreti.

Supponiamo di voler fare un gioco che comporta quanto segue:

Se il risultato del lancio della moneta è testa, segniamo +1, altrimenti, se è croce, daremo valore -1.

Per giocare e sapere effettivamente il risultato finale dobbiamo definire la posizione iniziale.

Nel nostro caso diremo che iniziamo da zero. Con questo, abbiamo specificato l’origine, e poiché il vostro movimento è o verso l’alto o verso il basso, che è unidimensionale, possiamo usare l’asse y per determinare la vostra posizione finale. Notate che stiamo collegando il risultato di un lancio di moneta alla decisione di muoversi verso l’alto o verso il basso.

Quindi per riepilogare:

    Testa = +1

    Croce = -1

Ripeteremo questo esperimento N volte, ottenendo N passi nel gioco. Inoltre, denoteremo la posizione finale come D:

D = x1+x2+x3+…+xN

Naturalmente dobbiamo porci la domanda: qual è il valore atteso della posizione finale D?

Per rispondere dobbiamo considerare il valore atteso di ogni esperimento x. Dato che stiamo usando una moneta non truccata, i due risultati, C o T (tradotto nel nostro gioco come alto o basso), hanno una probabilità del 50% (0,5) di accadere. Questo significa che il valore atteso di un esperimento sarebbe:

E(x)= [-1*0.5] + [1*0.5] = 0

Questo significa che per ogni x, da x1 fino a xN, il valore atteso è 0. Quindi possiamo dedurre che E(D)= 0, poiché E(D) è la somma di ogni singolo valore atteso di ogni passo da x1 fino a xN.

Quindi la tua posizione attesa dopo aver giocato questo gioco sarebbe proprio dove hai iniziato – a zero. Quindi in media sei rimasto nello stesso posto. Questo fenomeno di muoversi a caso è chiamato passeggiata casuale.

Lancio della moneta, passeggiata casuale semplice e prezzi delle azioni

In pratica, per il gioco di cui sopra, abbiamo usato il lancio di una moneta per modellare il movimento casuale. Il punto importante da realizzare è che stavamo usando una moneta equa, con solo due possibili risultati con uguali probabilità di p=0,5 per C e T e di conseguenza alto (+1) o basso (-1). Questo significa che il valore atteso di D, la vostra posizione finale, sarebbe 0.

Tuttavia, vorremmo finire in un posto diverso dal nostro punto di partenza. Per farlo, possiamo definire una probabilità fissa p per Testa (alto (+1)) che successivamente lascia la probabilità 1-p per Croce (basso (-1)). Questa distorsione della probabilità è chiamata deriva. Se p>0,5 allora favorisce la salita, se p<0,5 favorisce la discesa. Usiamo la stessa matematica per calcolare il valore atteso della posizione finale che tende o più in alto o più in basso a seconda delle condizioni di cui sopra. Questo modello può essere usato per prevedere i movimenti dei prezzi delle azioni. Il presupposto qui, naturalmente, è che il movimento del prezzo delle azioni sia casuale.

Ora useremo il modello di cui sopra e lo renderemo ancora più realistico. Modelleremo il movimento di un prezzo delle azioni da un punto di partenza che non è 0 (l’origine). Inoltre registreremo le iterazioni a passi di tempo da 0 a N.

Sviluppiamo ulteriormente questo modello. Invece di fissare noi stessi la probabilità p, lasciamo che p sia un numero casuale uniformemente distribuito tra 0 e 1 – per cui p è ripetutamente e casualmente selezionato per ogni passo fino a N;

    se p>0,5 lo assegniamo come testa (T)

    altrimenti, se p<0,5 lo assegniamo come croce (C)

Nelle idee precedenti di passeggiate casuali, abbiamo considerato il movimento 1-D che era aritmetico. Nello sviluppo del nostro nuovo modello, aggiungiamo un fattore di proporzionalità, per cui il valore del prezzo attuale delle azioni è proporzionale a quello precedente e a quello futuro. Il modo in cui il prezzo di un’azione cambia, tuttavia, è diverso – a causa del fatto che p è un numero casuale uniformemente distribuito ad ogni passo.

Modificheremo quindi il modello da un cammino casuale aritmetico a un cammino casuale geometrico utilizzando queste condizioni che seguono l’assegnazione di C o T:

    se T, moltiplica il prezzo corrente delle azioni per 1,01

    altrimenti, se C, moltiplica il prezzo corrente delle azioni per 0,99

Ripetiamo questi passi N volte: selezione casuale di p, assegnazione di C o T in base a p, e poi moltiplicazione dei fattori in base a C o T.

Ora applichiamo il modello. Il prezzo di partenza delle azioni (posizione iniziale) al passo temporale 0 è di 158 dollari per azione, simuliamo 100 giorni …

Otteniamo:

È interessante notare che il risultato simulato è simile a ciò che osserviamo normalmente.

Conclusione

Il modello è molto semplice. Tuttavia, è un punto di partenza per iniziare a modellare i movimenti di prezzo di molti strumenti finanziari. Il concetto di passeggiate casuali che porta al moto browniano sono esempi di idee dalla matematica e dalla fisica usate per modellare la finanza quantitativa.

Debito pubblico e colesterolo….

La lezione del 2007. Impariamo dalle crisi economiche passate per capire la crisi che verrà…

Presto affronteremo una spaventosa crisi economica scaturita dalle scellerate soluzioni prese e “non prese” dai decisori pubblici. Il debito pubblico è salito alle stelle e l’economia ha già subito pesanti contraccolpi. La soluzione a tutto questo? La vedremo a breve, per ora ricordiamo come si sono comportati i media e i politici nell’affrontare la crisi del 2007 …

CIALTRONE E' CHI IL CIALTRONE FA (di Luigi Luccarini)

Le ideologie hanno bisogno di agitare uno spettro alle masse, un nemico contro cui far fronte e contro il quale occorre compattarsi.

I nemici dei fascisti sono i comunisti, e quelli dei comunisti? Ovviamente i fascisti.

Oggi tutti abbiamo un nemico invisibile, il mortifero virus portato dai negazionisti del salvifico siero.

Pandemic", con Rai Documentari viaggio nel Covid, un anno dopo - RAI  Ufficio Stampa
Guerra al nemico invisibile ….

E per i fautori del neoliberismo?  Per loro il nemico è lo Stato, ma dal momento che non possono dirla come vorrebbero, ecco che incaricano una serie di giornalisti prezzolati che, fingendosi amici del popolo, si scagliano contro la “casta” che è per sua natura corrotta. La prova che essi forniscono? Semplice! Una incontrollata spesa pubblica improduttiva che ha prodotto un debito pubblico cattivo, perché si, cari signori, il debito pubblico è come il colesterolo, c’è quello buono e quello cattivo. Ovviamente il debito pubblico “cattivo”, figlio di casta, cricca e corruzione, è l’origine di tutti i mali e dell’annosa e infinita crisi italica!

Cricca e corruzione: il "dagli all'untore" dei fanatici senza idee | Imesi

 Cosa si deve fare secondo questi signori? Semplice! Occorre ridurre il ruolo dello Stato nell’economia.

Ovviamente questo messaggio potrebbe far muovere due neuroni all’elettore medio e allora gli spin doctors preferiscono urlare dai loro giornali e dalle loro trasmissioni a pensiero unificato “dobbiamo tagliare la spesa improduttiva!”.

Ovvio, se è improduttiva dobbiamo tagliarla! Tagliandola colpiremo a morte il nemico pubblico numero 1: il debito pubblico!

Affermazioni banali per persone addormentate da anni di propaganda a reti unificate!

Mainstream: persuasione e propaganda | SYSTEM FAILURE

Dopo anni di istigazione all’odio sociale su quella fetta di cittadini convinta di essere l’unica a lavorare e a pagare le tasse, i giornalisti del “debito pubblico brutto e cattivo, perché generato dalla casta corrotta”, hanno facilmente gioco sui livorosi cittadini… e questi votano e voteranno qualsiasi cosa che si presenti come antipolitica; sia questo un partito, anzi un movimento guidato da un guitto, oppure una riduzione dei propri rappresentanti in parlamento.

Ora, nessuno vuole negare che il debito pubblico debba essere tenuto sotto controllo. Questo è ovvio!

Ma …. Siamo proprio sicuri che   il debito pubblico sia stata la causa della crisi? I dati lo smentiscono. All’inizio della crisi del 2007, su cinque paesi colpiti, i famigerati PIIGS, tre avevano il debito pubblico in calo (Irlanda, Italia e Spagna), uno lo aveva stazionario (Grecia) e solo il Portogallo lo aveva in crescita.

Piigs, docu-film tratto da una storia vera: la tua - La Stampa

La lettura dei dati offre un’altra spiegazione. Dall’entrata nell’euro, avvenuta nel 1999, allo scoppio della crisi del 2007, in ognuno di questi era esploso il debito privato, con aumenti dai 31 punti di Pil vedi Italia ai 98 punti di Pil di Irlanda e Spagna.

La crisi di debito pubblico è stata innestata dal dissesto finanziario del settore privato, attraverso gli interventi di salvataggio delle banche con soldi pubblici e attraverso il crollo dei redditi privati e quindi delle entrate fiscali. Casta, corruzione, evasione sono certo da combattere, ma cosa c’entrano con questa dinamica?

Ora il debito pubblico è salito al 160% … aspettiamoci anni di “macelleria” sociale … mentre siamo impegnati a giocare alle Regioni colorate e alle mascherine salvifiche …

Discorsi potenti: esuberanza irrazionale.

Il termine “esuberanza irrazionale” deriva da alcune parole che Alan Greenspan, presidente della Federal Reserve di Washington, usò in un discorso dal titolo “The Challenge of Central Banking in a Democratic Society” davanti all‘American Enterprise Institute al Washington Hilton Hotel il 5 dicembre 1996.

Alan Greenspan color photo portrait.jpg
Alan Greenspan

In quattordici pagine di questo lungo discorso, che fu trasmesso in diretta su C-SPAN, egli pose una domanda retorica: “Ma come facciamo a sapere quando l’esuberanza irrazionale ha fatto salire indebitamente i valori degli asset, che poi diventano soggetti a contrazioni inaspettate e prolungate come è successo in Giappone nell’ultimo decennio?” aggiungendo che “Noi, come banchieri centrali, non dobbiamo preoccuparci di una bolla di asset finanziari che crolla fino a quando questa non minaccia di compromettere l’economia reale, la sua produzione, i posti di lavoro e la stabilità dei prezzi”.

Subito dopo aver detto questo, il mercato azionario di Tokyo, che era aperto mentre lui pronunciava questa frase, è sceso bruscamente, e ha chiuso in calo del 3%. Anche Hong Kong è scesa del 3%. A seguire sono scesi del 4% i mercati di Francoforte e Londra. Per ultimo il mercato azionario degli Stati Uniti è sceso del 2% già all’apertura degli scambi.

La forte reazione dei mercati alla domanda apparentemente innocua di Greenspan fu ampiamente notata e rese famoso il termine “esuberanza irrazionale”.

L'eredità disastrosa di Greenspan

Greenspan avrà probabilmente imparato quanto qualcuno nella sua posizione debba attentamente pesare le parole!

Greenspan avrà probabilmente imparato quanto qualcuno nella sua posizione debba attentamente pesare le parole!

Il termine “esuberanza irrazionale” è diventato la citazione più famosa di Greenspan ed è ora spesso usata per descrivere uno stato di eccesso speculativo.

Ma chi ha usato per primo questa espressione? Alcuni la attribuiscono allo stesso Greenspan.

 Nella sua autobiografia del 2007, The Age of Turbulence: Adventures in a New World”, Greenspan ha detto: “Il concetto di esuberanza irrazionale mi è venuto nella vasca da bagno una mattina mentre stavo scrivendo un discorso.

Dobbiamo osservare che il termine “esuberanza” era già in uso per riferirsi all’eccesso speculativo del mercato. Già nel 1931, Frederick Louis Allen, nel suo best seller “Only Yesterday: An Informal History of the 1920’s”, descriveva “la profonda reazione psicologica dall’esuberanza del 1929”.

Frederick Louis Allen

Il termine “esuberanza irrazionale” è conosciuta fino ai giorni nostri perché è l’esempio di quanto l’esposizione di nient’altro che un’espressione abbia potuto generare un crollo del mercato azionario mostrando all’attenzione generale la “potenza del discorso”. La frase sopravvive nella nostra lingua come qualcosa di più di una reliquia di un episodio minore del mercato azionario perché ha acquisito un significato che si riferisce alla mentalità che si verifica durante bolle le speculative, come quella degli anni ’90.

Azioni di guerra

Avete mai pensato quali effetti possano scatenarsi per gli investitori sul mercato azionario Usa nel caso di un eventuale conflitto bellico?

Scopriamolo insieme …

Il rombo di un cannone abbastanza grande da affondare la Crimea - Il blog di  Jacopo Ranieri

Buy on the sound of the cannon, sell on the sound of the trumpet.”  È un detto attribuito a Nathan Rothschild. Avrà avuto ragione? Certo che si, almeno ai suoi tempi, ma procediamo con ordine.

Nathan Rothschild, I barone Rothschild - Wikipedia
Nathan Rothschild

Guerre, scandali politici e disastri naturali sono diventati parte integrante delle nostre economie, e nessuno può negare questo fatto. Le persone però le affrontano in modi diversi. Alcuni preferiscono non pensarci, altri preferiscono combatterlo, e altri ancora fare soldi con esso. E questi siamo noi!

Recentemente, la tensione geopolitica tra Stati Uniti, Russia e Cina è argomento centrale di interesse, motivo per cui dovremmo analizzarne il potenziale impatto sui prezzi delle azioni. Ma questo, ovviamente, richiede di studiare le conseguenze aggregate dei diversi conflitti nel corso della storia moderna.

Immagine
Russia fires warning shots against British navy ship in Black Sea: Russian agencies

L’impatto dei rischi sui mercati azionari dipende da vari fattori: il tipo di industria, la durata del conflitto e come viene finanziato. Questo potrebbe portare a maggiori spese pubbliche, inflazione e interruzioni dei servizi pubblici.

Per esempio, secondo uno studio condotto da Avni Önder Hanedar e Elmas Yaldız Hanedar dell’Università di Sakarya in Turchia, se gli investitori azionari credono che un conflitto avrà conseguenze catastrofiche per i loro investimenti, allora i prezzi delle azioni scendono e la volatilità aumenta. Ma nello stesso tempo, altre azioni potrebbero anche aumentare di valore. In particolare, durante la guerra turco-italiana e la prima guerra balcanica, per un breve periodo ci sono stati cali nei prezzi delle azioni delle società di monopolio orientate all’esportazione, delle miniere e dei trasporti.

Guerra italo-Turca | Polandball Wikia | Fandom

Questo concetto è confermato anche dagli scritti di Gerald Schneider e Vera E Troeger nel Journal of Conflict Resolution nel 2006, nei quali si afferma che alcuni settori e imprese possono sperimentare effetti più pronunciati perché il loro reddito potrebbe crescere o diminuire come conseguenza di una guerra.

Viceversa, i ricercatori hanno scoperto che i possessori di obbligazioni governative erano più sensibili ai rischi legati alla guerra, poiché i conflitti erano altamente correlati alla sopravvivenza del governo. Così si può affermare che i titoli di Stato possono sperimentare una maggiore volatilità a causa dei rischi di incertezza e di possibili problemi finanziari che possono alla fine portare a maggiori deficit di bilancio e oneri di debito a carico dei governi.

Storicamente le guerre sono state fonti di problemi di solvibilità, il che potrebbe spiegare la sensibilità dei prezzi dei titoli di Stato durante i conflitti.

Secondo l’articolo di Schneider e Troeger intitolato “War and the World Economy”, l’indice Dow Jones scese del 6,31% dopo l’invasione del Kuwait da parte delle truppe irachene nel 1990, ma guadagnò il 17% nelle prime quattro settimane dell’operazione Desert Storm condotta dagli Stati Uniti. Anche la reazione iniziale del mercato azionario alla seconda guerra contro l’Iraq fu positiva, con un aumento di circa il 2% sui principali mercati azionari europei.

Gli autori hanno scoperto che i rally avvengono quando il mercato valuta un evento conflittuale reale meno problematico di altri scenari originali alternativi in cui si credeva inizialmente. La cooperazione, al contrario, può suscitare reazioni negative se gli investitori non si fidano degli accordi che di volta in volta si tenta di raggiungere. Vale la pena ricordare che gli shock negativi hanno un impatto maggiore sulla volatilità rispetto agli eventi positivi.

In questo contesto, Massimo Guidolin ed Eliana La Ferrara, nel loro studio “The Economic Effects of Violent Conflict: Evidence from Asset Market Reactions“, sono giunti alla conclusione che ci sono quattro effetti sui mercati finanziari in conseguenza dei conflitti:

  1. Mentre le reazioni degli altri indici nazionali sono tipicamente miste, il mercato statunitense tende sistematicamente a reagire positivamente all’inizio dei conflitti piuttosto che negativamente.
  2. I prezzi delle materie prime sono piuttosto reattivi agli eventi in Medio Oriente. In particolare, i futures sul petrolio mostrano sistematicamente una flessione in risposta all’inizio del conflitto in questa regione. Una delle ragioni principali è che nelle settimane (o nei mesi) che precedono lo scoppio del conflitto, le pressioni speculative fanno salire il prezzo dei futures sul petrolio. Nelle due settimane dopo l’autorizzazione del Congresso per l’operazione Desert Storm nel 1991, l’indice S&P 500 è sceso di quasi il 5% e il petrolio è salito del 12,5%. Dopo che gli Stati Uniti hanno lanciato una campagna aerea in Iraq il 17 gennaio 1991, i prezzi del petrolio sono crollati del 33% e l’S&P 500 ha guadagnato il 3,7%. Durante la guerra in Iraq, i prezzi del petrolio hanno guadagnato quasi il 40%, passando da 18 dollari al barile all’inizio di dicembre a 25 dollari il 18 marzo. L’S&P è sceso dell’11% nello stesso periodo. E gli esempi potrebbero continuare…
  3. I conflitti internazionali tendono ad avere un impatto più forte sugli indici di borsa rispetto a quelli interni. Inoltre, i risultati suggeriscono che le guerre brevi tendono ad aumentare i rendimenti trimestrali del Dow Jones Industrial Average.
  4. Le guerre generalmente innescano un deprezzamento del dollaro USA rispetto alle altre valute. Ciò è dovuto al ruolo di rifugio sicuro delle attività a breve termine denominate nella valuta statunitense, la cui domanda tende a crescere nei periodi di alta incertezza, che tipicamente precedono le date di inizio formale del conflitto, per poi scomparire quando la tensione evolve in operazioni ostili aperte.

Last but not least, nell’articolo “An Analysis of the Effect of War on the United States Stock Market”, Kristina Simeunovic ha scoperto che la guerra annunciata ha un impatto positivo sui prezzi delle azioni, mentre le guerre a sorpresa e gli attacchi terroristici amplificano una diminuzione dei rendimenti finanziari. In altre parole, ai mercati non piace l’incertezza.

A proposito, secondo i risultati di “The war puzzle: contradictory effects of international conflicts on stock markets“, uno shock positivo nel mercato azionario può essere osservato quando la probabilità di guerra aumenta al 100%. In altre parole, una crescente probabilità di guerra sembra abbassare i prezzi delle azioni, mentre lo scoppio della guerra stessa sembra aumentare i prezzi delle azioni.

Quindi come abbiamo visto ai mercati finanziari non piace l’incertezza, cosa che le guerre portano in abbondanza. Ma, come mostrato nel grafico qui sotto, i mercati azionari hanno performato sufficientemente bene (nella maggior parte dei casi) durante le guerre passate, a differenza degli investimenti a reddito fisso, che non hanno fornito una protezione adeguata.

Cosa spinge i mercati azionari in tempo di guerra? Potremmo avanzare diverse argomentazioni.  Le guerre riuniscono la nazione e questo spirito patriottico può manifestarsi sotto forma di investimenti in aziende nazionali. Ma l’argomento più convincente è che le guerre amplificano le spese del governo, il che si traduce in un aumento delle entrate e dei guadagni per quelle aziende che si aggiudicano i contratti governativi. A questo aggiungiamo anche le spese per la ricostruzione. Da un punto di vista del reddito fisso, le spese del governo possono portare, in determinate condizioni, ad un aumento dell’inflazione con conseguente aumento dei tassi di interesse e caduta dei prezzi delle obbligazioni.

Perché scoppiano così facilmente le guerre in Medio Oriente (e contro  Israele) - Linkiesta.it

Tutto questo vale ad una condizione, che le guerre si svolgano lontano dal suolo USA. Ben diverso sarebbe lo scenario in caso contrario con conseguenti distruzione in termini di vita, proprietà e produzione economica nazionale.

Un altro aspetto da considerare è che le multinazionali americane sono profondamente radicate nella catena del valore globale. Queste ottengono più del 40% delle loro entrate all’estero e dipendono pesantemente dalle aziende non statunitensi per beni e servizi. Se, per esempio, le tensioni nei confronti della Corea del Nord dovessero intensificarsi, la Corea del Sud sarebbe la prima interessata. Ricordiamo che la Corea del Sud è un elemento chiave nella catena di approvvigionamento di diverse aziende tecnologiche americane, rappresentando rispettivamente, il 40% e il 17% della fornitura globale di schermi a cristalli liquidi e semiconduttori. È anche sede di diversi importanti produttori di automobili. Un’interruzione della produzione sudcoreana causerebbe carenze durature in tutto il mondo e gli Stati Uniti sono la seconda destinazione per le esportazioni sudcoreane.

Da tutto questo, si evince con chiarezza che il motto di Nathan Rothschild ai nostri giorni è più difficile da attuare.

Innanzitutto dobbiamo tenere presente che le guerre attuali non sono effettuarìte solo a colpi di “bombardamento”. I bombardamenti restano solo un’ultima ratio. Possono ormai riguardare attacchi terroristici o azioni “black ops”. Non dimentichiamo che gli Usa sono esportatori di democrazia e la loro politica un po’ “machiavellica” vede molto spesso il fine giustificare i mezzi.

democrazia americana da esportazione - Russia News / Новости России

Ma guerre nel vero senso della parola, cioè operazioni che debbano portare a spostamenti di potere politico ed economico da uno Stato all’altro, al giorno d’oggi, si attuano attraverso mezzi ben più sottili. Oggi le guerre si muovono attraverso propagande dei media, attraverso attacchi cibernetici, attraverso attacchi biologici (sars?)  e/o nucleari.

Queste misure saranno difficili da contrastare, soprattutto, difficili da prevedere. Una guerra cibernetica o batteriologica sarà sicuramente attuata con l’effetto “sorpresa”. Acquistare al “rombo del cannone”, in questo caso potrebbe avere ritorni difficili da valutare e non necessariamente porterà ad un accrescimento dei guadagni delle aziende o del PIL delle nazioni.

Dobbiamo sicuramente prendere atto che questo nuovo andamento della politica con i nuovi mezzi a disposizione da parte degli Stati non ci consente di tenere troppo conto delle performance passate per avere indicazioni  sui risultati futuri.

Nell’attuale politica azionaria le scelte degli operatori di borsa nel caso di queste “nuove” guerre dovranno tenere conto di un numero elevato di fattori e di variabili che possono tutti interferire nella direzione intrapresa. Quindi un operatore dovrà avere doti essenziali nel “cavalcare l’onda”. Deve essere intuitivo e versatile all’immediato cambiamento di strategia.  A volte le interferenze allo spostamento delle forze in gioco può avvenire anche solo con la propaganda dei media, con scandali creati ad hoc, con improvvise rivelazioni che possono rivoltare completamente lo stato delle cose.

Il problema enorme è l’incertezza che può dare un conflitto ai giorni nostri. Più c’è incertezza più i mercati reagiscono negativamente. Ma d’altra parte è nell’incertezza che si basa il lavoro di uno speculatore.

Come diciamo noi “la speculazione è la scienza dell’incertezza e l’arte della probabilità”.

Troverò uno più pazzo di me?

Conoscete la Greater Fool Theory?

Questo articolo si collega ad un nostro post pubblicato sulla pagina Instagram Finbear_ riguardo la bolla speculativa dei tulipani del 1600 … per saperne di più … seguite il link.

La Greater Fool Theory afferma semplicemente che ci sarà sempre uno “sciocco più grande” sul mercato che sarà pronto a pagare un prezzo basato su una valutazione più elevata per un asset già sopravvalutato.

I mercati sono influenzati da molte aspettative, di cui talune irrazionali. Sulla base di questa premessa, la Greater Fool Theory afferma che ci sarà sempre un ” Greater Fool “, che pagherà stupidamente un prezzo più alto di quanto hai fatto tu.

La Greater Fool Theory può essere utilizzata per progettare una strategia di investimento basata sulla convinzione che sarai sempre in grado di vendere ciò che hai acquistato a un prezzo più alto, perché ci sarà uno più pazzo di te che sarà disposto a pagare un prezzo basato su multipli ingiustificati per un titolo o un altro asset. La logica di fondo è che “tu” non rimarrai incastrato nell’operazione ma riuscirai a vendere prima che la bolla esploda.

La chiave del successo di questa strategia è assicurarsi che il più grande sciocco non sia tu. Ma, come dicono i giocatori di poker, se dopo qualche mano non hai capito chi è il pollo … allora probabilmente il pollo sei tu…

In sostanza, Greater Fool Theory è un tipo di teoria dei giochi che specula su ciò che altri investitori saranno disposti a pagare per un asset. Rappresenta quindi l’opposto dell’esaminare il valore intrinseco di un investimento.

La crisi finanziaria come esempio della Greater Fool Theory nei tempi recenti.

Le valutazioni basate su multipli altamente gonfiati non possono continuare all’infinito. Le bolle formate da queste valutazioni irrazionali sono destinate a scoppiare ed è allora che sorge una crisi. Prendiamo il caso della crisi dei mutui subprime, in cui le persone hanno preso credito dalle banche per comprare case, sperando di trovare in futuro un Greater Fool  a cui poter vendere la casa a un prezzo più alto e fare guadagni sostanziali.

Ha funzionato per molti anni in quanto sembrava esserci un insieme infinito di sciocchi. Ma se è vero che la madre degli stolti è sempre incinta … alla fine la menopausa arriva anche per lei…

 Sempre più persone hanno iniziato a vedere la realtà : “Quella casa non vale così tanto – è troppo cara.” Improvvisamente il sistema è crollato innescando la famosa crisi dei subprime, con conseguenze disastrose per chi aveva fornito incautamente credito per acquistare immobili. Ciò ha contribuito a un’emergenza bancaria che poi si è propagata a livello internazionale e alla fine ha portato a una delle peggiori recessioni mai vista negli ultimi decenni. Ma poi venne il Covid ….

Per comprendere come la natura degli uomini non cambi mai …. Leggi questo nostro post

Lo scopo della Greater Fool Theory non è in realtà quello di fornire agli investitori una strategia di trading basata sulla ricerca di sciocchi, ma aiuta a spiegare come possono formarsi delle bolle speculative.

Come evitare di essere un ” Greater Fool

Non seguire ciecamente la mandria, pagando prezzi sempre più alti per qualcosa, senza alcuna buona ragione.

Fai le tue ricerche e  segui un piano.

Adotta una strategia e attieniti ad essa, fino a prova contraria.

Diversifica il tuo portafoglio.

Controlla la tua avidità e resisti alla tentazione di provare a fare il gran colpo in un breve periodo di tempo.

Capire che non c’è nulla di sicuro sul mercato, nemmeno la corsa inarrestabile dei prezzi.

Per saperne di più ed evitare di essere il “Gran Pollo” continuate a seguirci, presto offriremo un corso di finanza comportamentale per i nostri sostenitori con l’obiettivo di fornire gli strumenti per evitare le insidie più comuni.

Stay tuned …

NICCOLO’ BRANCA – STORIA DI UN IMPRENDITORE ….

Chi non conosce il marchio Branca e il suo prodotto più prestigioso il Fernet Branca?

By Nashira

Branca è un nome conosciuto in tutto il mondo. Una azienda italiana che costituisce una delle tante nostre eccellenze, che esporta il suo prodotto di punta in centottanta Paesi. Un’azienda antica, fondata nel 1845, che fin dalle sue origini ha espresso l’intenzione di coniugare tradizione e innovazione onorando il suo motto: “Novare serbando”. Una azienda oggi proiettata nel futuro, dotata di sistemi tecnologici avanzatissimi ma che ha conservato un “fare” antico nell’attenzione posta alla qualità del prodotto, alle materie prime utilizzate e alla loro lavorazione.

Una eccellenza dove il “fare” antico, qualità tutta italiana, mette in luce la possibilità di un processo creativo anche all’interno di una produzione industriale. Processo creativo che ci lega alla nostra grande tradizione è, infatti, risaputo che siamo il paese con il più grande patrimonio artistico al mondo e con una tradizione artigianale di altissimo livello. La nostra peculiarità é un processo produttivo dove “impresa” si intreccia con l’individuo, la storia e il territorio.

All’interno di questo quadro vorrei far conoscere, almeno in parte, la storia di Niccolò Branca, Presidente e amministratore delegato della holding del Gruppo Branca International S.P.A. dal 1999, come lui stesso la racconta in uno dei suoi primi libri: “Per fare un manager ci vuole un fiore” edito da Marcos Y Marcos.

La sua è una storia interessante e particolare in cui sono strettamente intrecciate la vita di imprenditore e la vicenda personale.

All’inizio degli anni novanta Niccolò Branca comincia ad interessarsi di psicologia umanistica e della psicosintesi di Assagioli. Seguendo una serie di sincronicità approda ad un corso di meditazione tenuto dalla professoressa balinese Luh Ketut Suryani. Abbraccia il suo metodo di meditazione trascorrendo a Bali un lungo periodo. Ricevendo gli insegnamenti di Suryani cambia la sua consapevolezza: “la meditazione ci fa sintonizzare con il flusso fuori e dentro di noi” “quando siamo in sintonia con esso [il Flusso dell’energia] qualsiasi cosa decidiamo di affrontare lo facciamo nella maniera giusta sia per noi sia per gli altri”

Niccolò Branca

Dopo questo percorso di crescita e dopo un’assenza di dieci anni nel 1999 Niccolò torna in azienda dove porta la sua nuova visione “organizzando l’azienda come un essere vivente, come un’anima fatta di tante anime interconnesse, le anime di tutte le persone che vi lavorano” “una visione capace di unire mondi diversi, e solo apparentemente lontani, quali sono quelli del lavoro e quello della spiritualità” “un modo nuovo di fare economia nel rispetto delle persone, dell’ambiente e del ritorno finanziario

Riflette sul significato di essere imprenditore: “ciò che ritengo veramente imprescindibile nella figura dell’imprenditore è un giusto equilibrio tra intelligenza, cuore e coraggio”. Intelligenza per capire i contesti e promuovere nuove idee, il coraggio per realizzarle ma anche il cuore per chiedersi se saranno vantaggiose “non solo per sé stessi, ma anche per l’azienda, per il territorio, per la collettività”.

Dopo pochi anni, nel 2001, si trova ad affrontare una drammatica sfida in Argentina dove la Fratelli Branca è attiva da moltissimi anni. “A volte ci accadono cose che possono cambiarci la vita in un istante, mostrarci noi stessi e il nostro cammino. Da questi eventi può nascere la consapevolezza di poter fare qualcosa di utile, qualcosa da condividere con gli altri”.

Così l’esperienza presso la Fratelli Branca Destilerìas divenne una delle esperienze più rilevanti della sua vita.

Benché non ci fossero ancora segnali eclatanti, Niccolò ebbe la chiara visione di un’Argentina che si stava avviando verso un problema di considerevoli dimensioni. Prendendo una decisione coraggiosa decise di far uscire dal Paese il denaro della società trasferendolo, in modo legale, all’estero contro il parere dei manager dell’azienda ma “ero nel Flusso e, nonostante il diverso parere di chiunque altro, sentivo che quella era la cosa giusta da fare”. Capì che per salvaguardare la situazione e mantenere viva la Fratelli Branca Destilerìas era assolutamente necessario tutelare quel denaro e lo trasferì immediatamente all’estero. Dopo quattro mesi cadde il governo. Il nuovo ministro dell’economia argentino abbandonò la parità 1 a 1 dollaro peso e il tasso di cambio schizzò a quasi 4 pesos per dollaro. Furono, inoltre, bloccati tutti i conti correnti bancari. Senza il trasferimento effettuato quattro mesi prima il capitale societario si sarebbe ridotto la metà della metà.

L’autoconsapevolezza diede a Niccolò chiarezza nella visione e la capacità di attuare scelte coraggiose e controcorrente “imparare a sentire nel profondo di noi stessi, al di là della logica razionale, qual è la cosa più giusta da fare”.

Quando la situazione esplose, l’economia collassava, e l’Argentina dichiarò default molti imprenditori e investitori stranieri ritirarono il proprio denaro dal Paese. Anche Niccolò ricevette pressioni per chiudere o perlomeno ridimensionare l’azienda. Invece quello che fece fu mettere in atto un processo creativo per trovare una soluzione per la Fratelli Branca Destilerìas. Decise di cambiare strategia produttiva e proporre al mercato sofferente una sottomarca, un amaro di pronta beva, poco invecchiato e poco costoso. Per uno di quegli intrecci fatali del destino il nonno di Niccolò aveva acquisito negli anni Quaranta, ma senza metterla mai in produzione, la proprietà di una sottomarca argentina. Quindi c’erano già un marchio, una bottiglia, un’etichetta per la nuova produzione.

Questo prodotto permise a Niccolò Branca di traghettare l’azienda fuori dal default. Non ci furono guadagni ma neppure perdite di denaro, non fu necessario ricorrere alle banche perché il capitale che era stato salvato costituiva una concreta sicurezza e non fu necessario licenziare nemmeno una persona.

La Fratelli Branca Destilerìas riuscì ad attraversare quegli anni difficili. “…osservavo la situazione e cercavo semplicemente di sentire, nel profondo di me stesso, quale fosse la cosa più giusta da fare” “la nostra è stata una delle aziende che, in un momento tanto critico, non ha chiuso i battenti né ha preso provvedimenti di riduzione del personale. E’ stata capace invece di restituire qualcosa all’Argentina, di dare speranza e lavoro alle persone, condividendo insieme a loro quel momento così difficile”

In uno dei primi capitoli del suo libro pubblicato per la prima volta nel 2013 Niccolò Branca scrive queste parole: “Il difficile periodo che tutto il mondo sta vivendo non è una crisi di passaggio, è una crisi che chiede a tutti noi una risposta di lungo respiro, un cambiamento radicale, totale, vero. Il vero cambiamento che siamo chiamati a fare è prima di tutto interiore: è un cambiamento della coscienza.”

Parole che mi sembrano quanto mai attuali oggi. Può la visione di Niccolò Branca fornire spunti per riflettere sull’emergenza che stiamo vivendo oggi e indicare una possibile via d’uscita?

Certamente apre una riflessione sulla possibilità di cambiare livello di consapevolezza e aprirsi ad un pensiero più inclusivo che accoglie anche le difficoltà come opportunità: “….dobbiamo accogliere tutto ciò che viene dalla vita come un’opportunità. Accettazione, quindi, non come passività ma come occasione di salto evolutivo. Perché noi siamo qui per evolverci.”

Può mostrare una modalità di rapportarsi alla produttività più olistica nel senso di considerare tutti gli aspetti dell’essere “non considerando alternativi la spiritualità l’etica e il profitto che deve necessariamente provenire da una attività di tipo economico”. Sollecita ad allargare la consapevolezza oltre la mente razionale anche al cuore e all’intelligenza creativa e con l’apporto di queste forze cercare la strada giusta che “è quella che apporta maggiori benefici a tutti gli attori coinvolti”.

Criptovalute e asset allocation strategica.

In altre occasioni è stata tracciata una distinzione tra speculazione e investimenti, considerando la speculazione come il trading di titoli che si basa essenzialmente sul movimento dei prezzi e l’investimento, invece, come l’analisi di una serie di fattori, come ad esempio la performance dell’azienda, le tendenze del settore, i dati macroeconomici e altri. In altre parole, l’investimento è la pratica di costruire portafogli per raggiungere obiettivi finanziari di lungo periodo.

Dobbiamo altresì considerare che anche se un asset ha natura speculativa, può giocare un ruolo nella diversificazione del portafoglio.

Ci sono innumerevoli esempi di attività speculative che hanno guadagnato spazio tra gli investitori. Pensiamo alle operazioni sulle micro-cap, sui metalli preziosi, sull’arte, sui vini pregiati, e anche sui famosi bulbi di tulipano, solo per citarne alcuni. Lo stesso fenomeno potrebbe verificarsi oggi nel mondo delle criptovalute come Bitcoin, Ethereum e altre.

L’argomento delle criptovalute può essere complesso e va ben oltre l’obiettivo di sapere se può assumere un ruolo nei portafogli. Per una spiegazione esaustiva si dovrebbero  coinvolgere concetti come la blockchain, gli algoritmi di hashing/mining, il consumo di energia, le teorie finanziarie delle valute e delle asset class e altro ancora.

In breve, una criptovaluta, di cui Bitcoin è la più famosa, può essere pensata come un “bene digitale” che è di natura de-centralizzata. È digitale in quanto un bitcoin esiste solo nei computer. È de-centralizzato in quanto nessuna persona, corporazione o governo controlla la rete. Poiché la tecnologia avanza e la sfiducia nei governi aumenta, alcuni trovano queste caratteristiche maggiormente desiderabili.

Dal punto di vista di un investitore a lungo termine – che questo si riveli vero o meno, e che si creda o meno agli argomenti pro o contro – Bitcoin è semplicemente un altro asset con determinate caratteristiche. La questione se e quanto investire in questo asset non dovrebbe essere diversa da quella di decidere su qualsiasi altro asset, che sia questo una singola azione, un’obbligazione, una valuta, merce o altra idea di investimento.

In questa prospettiva si aprono una serie di valutazioni.

In primo luogo, le criptovalute non sono ancora una riserva di valore affidabile, un mezzo di scambio o un mezzo di conto. In altre parole, non soddisfano ancora i requisiti pratici delle valute tradizionali, come ad esempio il dollaro. Questo potrebbe certamente cambiare in futuro, ma oggi per gli individui comuni è ancora difficile acquistare e conservare le valute digitali. E anche quando quel giorno arriverà, sarà difficile sapere quale criptovaluta prevarrà.

In secondo luogo, le criptovalute non hanno ancora dimostrato di essere dei diversificatori di portafoglio affidabili. Infatti, sono state spesso correlate positivamente con il mercato azionario e altri asset di rischio. Dal picco dello scorso febbraio al fondo di marzo, il prezzo del Bitcoin è sceso del 53%. Da allora è nuovamente risalito, insieme allo S&P 500, anche se su una scala molto più grande a causa della sua volatilità significativamente maggiore. In terzo luogo, Bitcoin e altre valute digitali sono estremamente volatili. A seconda del periodo, possono essere da 5 a 10 volte più volatili del mercato azionario generale, che di per sé è già considerato rischioso. Questo è uno dei motivi per cui non sono ancora indicati come riserve di valore a differenza dei titoli di stato e di alcune materie prime. Potrebbero addirittura essere assimilati ai tradizionali asset speculativi.

Cosa significa tutto questo per noi? Proprio come i titoli tecnologici speculativi durante il boom di dot-com, le criptovalute potrebbero divenire importanti in futuro e anzi si propende ad una certezza in tal senso.

Tuttavia, è qui che la speculazione deve essere fortemente distinta dall’investimento. Lo scopo dell’investimento a lungo termine è quello di costruire portafogli solidi che possano aiutare gli investitori a raggiungere gli obiettivi finanziari. È possibile che le criptovalute possano giocare un ruolo in questi portafogli, specialmente quando Bitcoin e altri asset si saranno sviluppati e istituzionalizzati.

In definitiva, la scelta di investire in criptovalute – o in qualsiasi altro asset – dovrebbe essere vista nel contesto di un portafoglio diversificato con obiettivi finanziari a lungo termine. Di seguito sono riportati tre grafici che forniscono una prospettiva sul ruolo delle criptovalute nei portafogli.

Le criptovalute come il Bitcoin sono aumentate significativamente quest’anno

I prezzi di Bitcoin, Ethereum e altre criptovalute sono aumentati notevolmente negli ultimi mesi. Tuttavia, Bitcoin ha sperimentato precedenti rialzi, tra cui alla fine del 2017, quando ha sfondato per la prima volta i 10.000 dollari sulla sua strada verso i 18.000 dollari, prima di crollare. Questi beni digitali sono estremamente volatili e dovrebbero essere gestiti con cura nei portafogli.

Bitcoin spesso ha avuto un andamento correlato al mercato azionario.

Bitcoin non ha ancora dimostrato di essere un buon diversificatore di portafoglio. Al contrario, può amplificare il rischio poiché è correlato positivamente ad attività come le azioni. Questo può essere visto più chiaramente nel 2020, quando è sceso insieme al mercato azionario prima di riprendersi.





Il declino del dollaro ha probabilmente spinto anche Bitcoin

Dal momento che il prezzo del Bitcoin è spesso denominato in dollari USA, il calo del dollaro ha probabilmente contribuito a spingere il Bitcoin più in alto. In questo modo non è diverso da altre valute principali che sono salite negli ultimi mesi mentre il dollaro si è svalutato.

Da una prospettiva tecnica, le criptovalute sono estremamente complesse e interessanti. Da una prospettiva di portafoglio, tuttavia, gli investitori dovrebbero considerare se questi asset possono contribuire a raggiungere i loro obiettivi a lungo termine.